cerca CERCA
Venerdì 29 Marzo 2024
Aggiornato: 00:28
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Cassazione: "Assillare il coniuge è reato: gelosia morbosa è un maltrattamento"

14 maggio 2015 | 17.20
LETTURA: 4 minuti

La Suprema Corte è intervenuta sul caso di un marito che vessava la moglie, chiedendole di continuo di non fare più la hostess perché, a detta sua, "non è un mestiere per donne per bene". Per i giudici il marito cercava di condizionare il coniuge sia nella vita, "controllando il cellulare e i suoi spostamenti", sia nelle scelte di lavoro. Catania, accoltella convivente alla gola per gelosia: arrestato

Toghe (Infophoto)
Toghe (Infophoto)

E' reato condizionare il coniuge nella vita quotidiana e nelle scelte lavorative, sottoponendolo a continue vessazioni. Lo sottolinea la Cassazione che spiega che "assillare costantemente" il coniuge con "continui comportamenti ossessivi e maniacali ispirati da gelosia morbosa" sia un maltrattamento. In questo modo, la Sesta sezione penale di piazza Cavour ha accolto il ricorso della Procura presso la Corte d'appello di Palermo che si era opposta all'assoluzione accordata dalla Corte d'appello siciliana ad un marito gelosissimo e morboso che assillava la moglie in tutti i modi facendo pressione affinché abbandonasse il mestiere di assistente di volo perché - a detta dell'uomo - era un lavoro "non adatto a donne per bene". Catania, accoltella convivente alla gola per gelosia: arrestato

L'uomo era stato assolto dal reato di maltrattamenti nel maggio 2014, mentre nei suoi confronti la Corte d'appello di Palermo aveva convalidato la condanna per il reato di atti persecutori (un anno e sei mesi di reclusione, esclusa la misura di sicurezza applicata oltre a una provvisionale di 5mila euro).

Per il giudice di merito, l'uomo andava assolto dall'accusa di maltrattamenti in base al fatto che la vita di coppia era caratterizzata da una certa "animosità" e che non si era raggiunta la prova della "consapevolezza" dell'uomo di causare alla moglie "un turbamento psichico e morale". Giudizio ribaltato dalla Cassazione che, accogliendo i rilievi della Procura, ha disposto un nuovo esame davanti alla Corte d'appello di Palermo.

Nel dettaglio, la Suprema Corte ha osservato che "il Tribunale aveva congruamente rilevato come l'assillare costantemente la congiunta con continui comportamenti ossessivi e maniacali, ispirati da una gelosia morbosa, e tali da provocare in modo diretto importanti limitazioni e condizionamenti nella vita quotidiana e nelle scelte lavorative nonché un intollerabile stato d'ansia quali l'insistente contestazione di tradimenti inesistenti, la ricerca incessante di tracce di relazioni extra-coniugali con ispezione costante del telefono della donna, la verifica degli orari di rientro a casa e il controllo degli spostamenti, nonché le pressioni affinché la persona offesa abbandonasse il mestiere di assistente di volo, certamente sostanzia la situazione di abituale vessazione psicologica" punita dall'art. 572 c.p. "in quanto espressione di un evidente spirito di prevaricazione e fonte di un'intensa e perdurante sofferenza morale".

Va detto che è stato accolto anche il ricorso del marito contro l'ordinanza che aveva detto no al rinnovo dell'istruzione dibattimentale relativa all'acquisizione degli atti relativi alla causa civile da lui avviata per il "mancato pagamento delle retribuzioni come dipendente della società" riferibile ai familiari della moglie.

"La documentazione relativa al contenzioso civile pendente - ha fatto notare la Suprema Corte - costituisce elemento rilevante ai fini della decisione in quanto possibilmente dimostrativa della sussistenza di motivi d'astio, dell'accusante e dei suoi familiari chiamati a deporre a riscontro, nei confronti dell'imputato".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza