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Mare: esplorato per la prima volta un gran canyon sommerso in Australia

29 maggio 2015 | 11.21
LETTURA: 4 minuti

Scoperti i coralli solitari e intere scogliere viventi

(foto CNR)
(foto CNR)

Esplorato per la prima volta il Grand Canyon sommerso. L’impresa è stata compiuta al largo dell’Australia da un team internazionale che comprende l’Ismar-Cnr. Durante l'esplorazione i ricercatori hanno mappato in dettaglio 4.000 chilometri quadrati, rinvenendo pareti di corallo solitario e scogliere viventi e subfossili di coralli coloniali. "I campionamenti permetteranno di comprendere meglio l’evoluzione climatica degli oceani" spiega il Cnr. La campagna oceanografica, appena conclusasi, si è svolta a bordo della nave Falkor che, per la prima volta, ha esplorato visualmente il Canyon di Perth, nell’Oceano Indiano, al largo delle coste dell’Australia occidentale, rilevando fra l’altro la presenza di coralli viventi e subfossili. A realizzare l’impresa, un team scientifico che comprende l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche-Ismar-Cnr di Bologna . "Abbiamo scoperto il corallo solitario di profondità Desmophyllum dianthus che, in una parete verticale del Canyon, si presenta come una sorta di muro formato da numerosissimi individui" spiega Marco Taviani dell’Ismar-Cnr, che ha descritto le caratteristiche geologiche e biologiche del fondale man mano che il Rov-Remotely Operated Vehicle battezzato 'Comanche' e imbarcato sulla Falkor, mandava in diretta le immagini.

Il Canyon di Perth è una grande incisione nel margine continentale australiano, a cinquanta chilometri dalla cittadina di Fremantle, presenta all’incirca le dimensioni del Grand Canyon americano, del quale è più profondo, spingendosi fino a 4.200 metri, mentre la parte superficiale arriva a circa 50 metri. "Le associazioni più ricche sono state individuate per la prima volta fra i 600 e i 1.000 metri di profondità. Si tratta -continua Taviani- di un ritrovamento significativo poiché, essendo questa specie diffusa in tutto il mondo, incluso il Mar Mediterraneo, permetterà di comprendere meglio la distribuzione geografica della fauna che si cela nelle grandi profondità marine". "L’analisi in laboratorio degli individui di Desmophyllum campionati -aggiunge Taviani- fornirà inoltre importanti dati sull’evoluzione climatica degli oceani, dato che gli scheletri calcarei di questi coralli sono autentici archivi della storia del mare". "I loro 'cugini' mediterranei -sottolinea Paolo Montagna dell’IsmarCnr- sono stati rivelatori della variazione della temperatura e fertilità del mare, fornendo indicazioni per gli scenari futuri sul riscaldamento globale e sulla progressiva acidificazione delle acque marine". Alla missione, coordinata da Malcolm McCulloch dell’Università di Western Australia, partecipano anche il Western Australian Museum e la Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation. La Falkor è stata messa a disposizione dallo Schmidt Ocean Institute, un’organizzazione filantropica per lo studio delle ultime frontiere marine.

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