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Meteo: meteorologi cauti su allarme Nasa, no a catastrofismi troppe variabili in gioco

20 giugno 2015 | 13.49
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 (Infophoto) - INFOPHOTO
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Se una conferma ancora serviva, ci ha pensato la Nasa: nei prossimi decenni, piogge torrenziali, alluvioni, tornado e tifoni saranno la normalità. Secondo le previsioni dell'Agenzia spaziale Usa, infatti, nei prossimi decenni dovremo fare i conti con cambiamenti climatici sempre più repentini e un forte innalzamento delle temperature nell'atmosfera che scateneranno fenomeni climatici violenti, inondazioni e siccità.

Secondo i meteorologi, interpellati dall'Adnkronos, al momento sappiamo però ancora troppo poco dei meccanismi che regolano il clima per dire con certezza quello che succederà e sono assolutamente da evitare isterie collettive e facili allarmismi.

"Si tratta di scenari che tengono conto unicamente della concentrazione di CO2 , come variabile -spiega Francesco Nucera del portale 3B Meteo- e non di tutte le altre che ci potrebbero essere da qui a cinquant'anni, mentre, in futuro, potrebbero addirittura sparire quelle che oggi consideriamo nelle nostre previsioni e presentarsene di nuove, magari in controtendenza. L'unica cosa che sappiamo è che si tratta di ipotesi difficili da verificare nell'immediato". Sulla stessa linea Andrea Giuliacci, del centro Epson Meteo: "In previsioni di questo tipo -sottolinea il meteorologo- viene assunto che le temperature salgano in maniera importante -spiega- ma non abbiamo nessuna certezza che questo accadrà; troppo ancora ci sfugge per azzardare certezze di questo tipo".

"Di vero- continua Nucera- c'è che un aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera porterebbe per forza di cose a un riscaldamento del pianeta. L'aumento della temperatura, causerebbe così un aumento dell'energia a disposizione dei fenomeni meteo, provocando una estremizzazione di tifoni, cicloni, inondazioni e alte manifestazioni di questo tipo".

A riprova della scarsa attendibilità di previsioni così a lungo termine, prosegue il meteorologo, "c'è ad esempio l fatto che negli ultimi 15-20 anni abbiamo una stasi del riscaldamento globale, mentre alcuni decenni fa si ipotizzava un continuo aumento. Questa pausa, invece, rientra semplicemente nell'andamento normale del clima che, per essere compreso, va osservato nel lungo periodo".

"Per capire quante sono le possibilità e le variabili -aggiunge- basti pensare che c'è addirittura chi ipotizza che lo scenario che dobbiamo aspettarci sia quello esattamente opposto, con una nuova glaciazione alle porte, causata dal mutamento dei cicli solari che porterebbero ad un minore riscaldamento da parte della nostra stella". Attenzione quindi, avverte Nucera, non vuol dire che l'allarme della Nasa "non sia da prendere in considerazione: semplicemente bisogna dargli il giusto peso".

Se sono quindi tante le variabili in gioco, numerosi e imprevedibili sono anche i loro effetti sul clima: "Con l'aumento della temperatura -spiega Giuliacci- anche la circolazione atmosferica cambierà. E' un po' come mettere benzina da 'Formula uno' in una utilitaria: il risultato è che va fuori di giri. Allo stesso modo, laddove di solito staziona l'alta pressione arriverebbero piogge e viceversa".

"In alcune zone come il Mediterraneo, inoltre -continua- le piogge potrebbero diminuire causando una desertificazione dell'area. Calerebbe drasticamente anche la quantità di acqua disponibile, in misura ancora maggiore rispetto alla diminuzione delle piogge, perché arriveranno sotto forma di violenti acquazzoni che non permetteranno al terreno di assorbire e reimmettere in circolo l'acqua che, in larga parte, andrà dispersa in mare".

"Ma tutte queste previsioni- sottolinea Giuliacci- sono fatte in base alle conoscenze attuali. La verità è che non abbiamo certezza di comprendere fino in fondo tutti i meccanismi e sappiamo ancora troppo poco per dare certezze sul futuro. Questo, ovviamente, non vuol dire che non ci si debba impegnare per ridurre l'impatto dell'inquinamento sul cambiamento climatico e cercare di adattarsi ai mutamenti". E' fondamentale, infatti, "entrare nell'ordine di idee che alluvioni e fenomeni catastrofici sono ormai la normalità e dobbiamo ripensare il nostro rapporto con l'ambiente, a partire da questioni pratiche come l'urbanistica: si pensi a quanto sarebbe utile agire sul controllo del calore nelle città, attraverso l'impego nell'edilizia di materiali che accumulano meno calore. Tutte cose -conclude Giuliacci- che in Paesi come gli Usa già si fanno da tempo".

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