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Disabili: riconoscimento diritti Caregiver 'sbarca' all'Onu

04 luglio 2015 | 15.19
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Disabili: riconoscimento diritti Caregiver 'sbarca' all'Onu

Prosegue senza sosta la battaglia del Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi per ottenere il riconoscimento dei diritti dei 'Caregiver familiari', e punta più in alto: all'Onu.

Dopo la petizione al Parlamento Europeo per il riconoscimento dei diritti umani dei "caregiver familiari", consegnata a Bruxelles lo scorso 27 gennaio 'corredata' da oltre 30mila firme, che ha ottenuto il riconoscimento della procedura d'urgenza dalla Commissione petizioni della Comunità europea, il Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili, sostenuto da un team di avvocati di altissimo livello internazionale, Andrea Saccucci e Giuseppe Rossodivita, avvierà un ricorso all'Onu presso il Comitato per Diritti delle Persone con Disabilità, il più alto organismo mondiale per la tutela dei disabili e delle loro famiglie.

"Quando abbiamo fatto sinora - spiega all'Adnkronos Simona Bellini, presidente del Coordinamento - ci ha sollecitato a studiare un percorso legale internazionale che sostenesse in modo giuridico la petizione (che sortirà soprattutto un effetto amministrativo) che abbiamo presentato al Parlamento Europeo che sta facendo un ottimo percorso".

"La soluzione spontanea - prosegue Bellini - sembrava quella di ricorrere alla Corte Europea, ma nella realtà si è dimostrata una strada non percorribile per due motivi sostanziali: il primo è che la procedura prevede che prima di rivolgersi alla Corte è necessario aver percorso tutti i gradi di giudizio italiani (Tribunale Ordinario, Corte di Appello, Cassazione) e questo avrebbe comportato, viste le note lungaggini della giustizia italiana, almeno 10 anni di cause prima di poter ricorrere alla Corte Europea;

"Il secondo motivo è ancora più sostanziale -aggiunge Bellini- in quanto non esistendo in Italia una legge specifica di tutela, soprattutto dei Caregiver familiari, saremmo andati incontro ad un procedimento di inammissibilità in quanto nessuna legge è stata di fatto non rispettata perché questa legge non esiste!"

"E allora - sottolinea Bellini - perché non puntare in alto là dove il ricorso è ammissibile per la lesione dei diritti umani, sanciti a livello planetario e dove è possibile ottenere finalmente giustizia in tempi ragionevoli?".

Il Family Caregiver è colui che si prende cura in ambito domestico di un familiare non autosufficiente a causa di una severa disabilità, colui che a costo di non avere una vita propria, non intende istituzionalizzare il proprio caro per consentirgli di fare una vita dignitosa tra i propri affetti e nel proprio ambiente.

Le azioni portate avanti dal Coordinamento puntano al riconoscimento dei diritti umani più elementari per i Family Caregiver , "attualmente e irragionevolmente negati, tra i paesi civili, solamente in Italia, quali quello al riposo, alla salute, alla vita sociale, in un contesto di moderna schiavitù sommersa"

Una schiavitù, prosegue il Coordinamento, "perpetrata quotidianamente proprio accanto a noi e di cui molti sono all'oscuro, indotta dalla costrizione operata da amministrazioni assenti e sotto la costante minaccia che le persone care possano restare senza alcuna assistenza".

Sono davvero tantissimi gli italiani che hanno in casa qualche persona con gravi disabilità che rendono necessaria un'assistenza amorevole e continua. Spesso si ritrovano da soli, senza nessun supporto da parte del servizio pubblico e delle istituzioni sanitarie troppe volte assenti.

In molti Paesi europei c'e' una diversa attenzione verso i 'family caregiver', "in Italia, invece, vivono in uno stato di schiavitù, agli arresti domiciliari e privi di diritti umani fondamentali quali il diritto alla salute, al riposo, alla vita sociale. In pratica 'non esistono'".

La petizione al Parlamento europeo, per la quale è stata riconosciuta la procedura d'urgenza, non è l'unica iniziativa del Coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi, che ha un gruppo Facebook con più di 8mila like. In passato si è battuto perché in Italia venisse approvata una legge per il prepensionamento di chi ha familiari con disabilità gravi. Negli ultimi vent’anni la legge è stata presentata più volte in Parlamento.

“Nel 2010 era anche stata approvata alla Camera – racconta Bellini – ma poi è stata bloccata in commissione Bilancio al Senato perché non hanno voluto garantire le coperture con un aumento delle accise sui superalcolici. Nonostante ciò la riforma Fornero ha successivamente aumentato l’età pensionabile anche per noi, senza prevedere alcuna forma di salvaguardia”.

Tra le altre, ultima iniziativa, in ordine di tempo, anche la richiesta di "Grazia" al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con una lettera aperta al Capo dello Stato, inviato lo scorso aprile, a pochi giorni dalla giornata di Martedì 7 Aprile, internazionalmente dedicata al “Lavoro Invisibile”: quello delle casalinghe, delle madri di famiglia e dei Caregiver familiari "invisibili tra gli invisibili", il Coordinamento ha voluto portare all'attenzione della massima carica dello Stato "la condizione in cui vivono alcune migliaia di cittadini italiani in un contesto di gravissima fragilità, totalmente abbandonati dal proprio Paese", chiedendo di "poter accedere all'istituto della Grazia, che solo il Presidente della Repubblica nel nostro Paese può concedere".

Relegati in una "condizione di arresti domiciliari pur senza aver commesso alcun reato", si sono rivolti al Capo dello Stato per chiedere che venga "restituita, ai nostri familiari e a noi stessi, quella libertà che ci è stata sottratta senza alcuna condanna né processo giudiziario".

Per i Caregiver in Europa, denuncia il Coordinamento, persino la Grecia fa di più. In Germania il sistema sanitario-assicurativo dà diritto a chi assiste un familiare disabile a contributi previdenziali garantiti, se dedica all’attività di assistenza più di 14 ore alla settimana, e a una sostituzione domiciliare in caso di malattia.

Forme di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza sono concesse anche ai caregiver francesi, che in diversi casi hanno diritto pure a un’indennità giornaliera, e a quelli spagnoli, che in caso di interruzione del proprio lavoro mantengono la base contributiva dell’attività interrotta. Anche in paesi con un’economia più debole della nostra le tutele dei caregiver sono maggiori: in Grecia, per esempio, chi decide di dedicarsi alla cura del proprio caro ha diritto al prepensionamento dopo 25 anni di contributi versati.

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