Ancora guai per le discoteche. Stavolta la stretta arriva dalla Cassazione: il gestore che viola reiteratamente le misure di sicurezza, nel caso di specie lo sforamento del numero massimo di capienza del locale, non può accedere ai benefici sulla tenuità del fatto in caso di condanna. Lo stabilito la suprema Corte, rigettando il ricorso del gestore di una discoteca milanese, il Nephenta, condannato a sei giorni di arresto e una multa di 70 euro per lo sforamento del numero, e ad altri nove giorni di arresto e 105 euro di multa (pena estinta per prescrizione) per non aver mantenuto libere le vie di fuga e più in generale un cattivo stato delle misure di sicurezza.
Secondo la I sezione penale della Cassazione l'imputato non risultava "condannato alla pena minima edittale, il che significa che l'apprezzamento delle caratteristiche specifiche della vicenda ha giustificato punizione a tale soglia superiore"; inoltre, le "condotte antigiuridiche ascritte al ricorrente risultano essere state plurime e reiterate nel tempo, il che contrasta con il disposto dell'art. 131 bis del codice penale, terzo comma, il quale esclude esplicitamente la causa di esenzione dalla pena quando i reati abbiano ad oggetto 'condotte plurime, abituali e reiterate', configurando in tal modo un'espressa condizione ostativa all'ammissione al beneficio".