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Migranti: Save the Children, in 2015 sbarcati 5.800 minori non accompagnati

06 agosto 2015 | 17.16
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Le stime di Save the Children

 (AFP PHOTO)
(AFP PHOTO)

Arrivano soli via mare da Eritrea, Gambia, Nigeria, Somalia, Egitto. Sono giovani, soprattutto adolescenti, che si lasciano alle spalle guerre, fame e violenza, ma anche la loro famiglia. Secondo le stime di Save The Children, dall'inizio dell'anno, degli oltre 8.600 minori sbarcati sulle coste italiane, circa 5.800 sono non accompagnati. La maggior parte di loro cerca di raggiungere parenti o amici in altri Paesi europei. Ma le lunghe procedure amministrative in Italia, li espongono al pericolo di cadere nelle mani dei trafficanti.

Sono ragazzi di 15-17 anni, soprattutto eritrei. Attraversano il mare nella speranza di trovare un lavoro, ma soprattutto per riuscire a raggiungere paranti e amici in altri paesi Europei, in particolare Svezia e Germania. "Il rischio più grande - spiega all'Adnkronos Viviana Valastro, responsabile protezione minori migranti di Save the Children – è che i minori soli, in particolare eritrei e somali, sfiduciati dai racconti negativi di amici e conoscenti, decidano di non farsi foto-segnalare". Diventano così 'invisibili' e rischiano di essere alla mercé di chiunque, in particolare dei trafficanti.

Stazioni Roma e Milano snodo dei 'facilitatori', egiziani sfruttati per coprire cambiali dei genitori

Il passaparola tra connazionali è forte. Questi ragazzi, che sbarcano sulle coste italiane, sanno dove andare per proseguire il loro viaggio verso il nord Europa." Le due città di riferimento sono Roma e Milano - precisa Valastro - Lì ci sono i trafficanti che ruotano attorno alle stazioni". I giovani eritrei li chiamano nella loro lingua 'delalai', facilitatori, perché grazie a loro in una settimana riescono ad arrivare a destinazione. Sanno che anche quando ci sarebbero le opportunità per un trasferimento regolare, impiegherebbero mesi, in alcuni casi più di un anno. E così si affidano ai trafficanti.

Per riuscire a mettere insieme i soldi sufficienti per proseguire il viaggio, spesso, questi ragazzi soli rischiano di cadere nella trappola dello sfruttamento lavorativo e sessuale.

Un caso particolare riguarda i giovani egiziani. Per arrivare in Europa, precisa Valastro, "le famiglie egiziane fanno investimenti importanti contraendo debiti o vendendo appezzamenti di terra". I ragazzini egiziani che vengono nel nostro Paese, quindi, "vivono con una responsabilità molto forte, il dovere di restituire i soldi ai genitori". Soprattutto se hanno contratto cambiali, i genitori rischiano il carcere o in alcuni casi - racconta la responsabile minori migranti di Save the Children - "gli intermediari minacciano di sequestrare altri figli". E allora questi ragazzi vengono facilmente agganciati in Italia dai loro connazionali soprattutto nei mercati generali, dove lavorano per pochi euro al giorno, o impiegati negli autolavaggi o nei locali kebab. Per loro sembrano tanti soldi e non hanno la percezione di essere sfruttati.

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