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Omicidio infermiera a Siracusa, così i Ris di Messina hanno incastrato il marito assassino

22 settembre 2015 | 08.58
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Nella foto Eligia Ardita
Nella foto Eligia Ardita

Si tiene oggi pomeriggio, davanti al gip del Tribunale di Siracusa, Michele Consiglio, l'udienza di convalida a carico di Christian Leonardi, il siracusano che si è autoaccusato, a otto mesi dall'omicidio, di avere ucciso la giovane moglie, Eligia Ardita, 35 anni, incinta all'ottavo mese di gravidanza.

Leonardi sabato mattina si è presentato davanti al pm Fabio Scavone, che coordina l'inchiesta, accompagnato dal suo legale, per chiedere di essere ascoltato. E durante l'interrogatorio è crollato tra le lacrime, confessando di avere ucciso la moglie durante una lite.

Eligia Ardita morì la sera del 19 gennaio 2015 nella sua abitazione. In un primo momento il marito accusò i medici parlando di un caso di malasanità per i presunti ritardi nel soccorso. Ma con il passare del tempo, le indagini dei Carabinieri e, soprattutto, del Ris di Messina, l'inchiesta ha puntato sull'uomo che sabato è crollato.

Così Ris di Messina hanno incastrato marito assassino - Con la moglie appena uccisa, invece di chiamare i soccorsi, Christian Leonardi ha preso la candeggina, un secchio d'acqua e due stracci e ha pulito la parete e il pavimento, sporchi di vomito e sangue della povera vittima. Per eliminare ogni traccia. Solo quando ha finito di pulire tutto, ha chiamato il 118 e i genitori di Eligia, ormai morta, con la piccola Giulia che portava in grembo. Il marito assassino non avrebbe mai immaginato che, a distanza di otto mesi, i Carabinieri del Ris sarebbero riusciti a scovare minuscole tracce di saliva e vomito, cancellate dopo l'omicidio. La svolta nel delitto di Eligia Ardita è arrivata proprio grazie ai Carabinieri del Ris di Messina che, venerdì mattina, con le loro preziose valigette, muniti di reagenti, luminol e altri strumenti, hanno trovato la soluzione al caso. Un caso che rischiava di restare senza colpevole. A capo del Ris di Messina c'è un giovane tenente colonnello, Sergio Schiavone, 49 anni, che ha risolto con i suoi uomini numerosi delitti. Compreso quello di Eligia.

"L'Arma dei Carabinieri ha investito molto su uomini e mezzi e i risultati come quello del caso di Eligia Ardita permettono di essere fiduciosi, di fare ottenere giustizia a una famiglia disperata, in un caso che sembrava indirizzato verso tutt'altra direzione", dice il tenente colonnello Schiavone in un'intervista all'Adnkronos. "Oggi siamo più facilitati nel lavoro sulle scene del crimine - racconta - e il personale è molto competente". Schiavone non vuole entrare nei dettagli del delitto Ardita, un caso giudiziario ancora aperto, ma ci tiene a sottolineare che "questo caso giudiziario brillantemente risolto è stato raggiunto facendo un sopralluogo nel corso del quale sono emerse tracce non visibili a occhio nudo, che ci hanno aiutato a ricostruire le modalità del delitto. Questo ha portato a un cambio di strategia della Procura". Ad aiutare il Procuratore aggiunto Fabio Scavone, oltre al Ris di Messina, sono stati anche i Carabinieri del Reparto Territoriale di Siracusa.

A casa di Eligia Ardita i Carabinieri del Ris hanno usato dei reattivi chimici, come il luminol, dei kit di identificazione, lampade a lunghezza d'onda variabile che fanno vedere le varie tracce biologiche. "Il nostro lavoro è molto importante - spiega Schiavone - a volte lavoriamo su tracce minime o persino inesistenti". Sono complessivamente 74 gli uomini del Ris di Messina. "Il capitale umano è fondamentale - dice Schiavone - professionalità, talento, aggiornamento professionale. Il personale è molto motivato e dotato di competenze accademiche, alcuni sono laureati in biologia, chimica, altri hanno titoli post laurea. Sono persone che hanno volontà di proseguire con gli studi accademici, anche se la loro forza è nella mole di lavoro che si fa nel laboratorio".

Sono tanti, tantissimi i successi ottenuti dal Ris di Messina. Una volta sono riusciti persino ad arrestare il colpevole di un omicidio analizzando il sangue di una zanzara. "E' vero - dice Schiavone - la zanzara schiacciata sul muro aveva appena succhiato del sangue le cui tracce sono rimaste sulla parete. Magari poteva passare inosservata quella traccia, ma noi siamo riusciti a esaminarla e a ottenere il risultato". Non solo. Sempre i Ris hanno scovato il serial killer di Cassibile. "E' stato un accertamento balistico molto complesso - dice l'ufficiale dei Carabinieri - Ci abbiamo lavorato per anni". O il killer di una donna di Lipari, e ancora i fiancheggiatori del boss mafioso Gerlandino Messina. "Mediamente ci occupiamo di 80-90 omicidi all'anno", dice Schiavone. Un lavoro particolarmente difficile è stato quello dopo l'alluvione di Messina del 2009, quando i Ris dovettero identificare le vittime ormai irriconoscibili. "E' stata fatta una indagine genetica in quella occasione", spiega. "Un grande cruccio", come lo chiama Schiavone è il caso di Denise Pipitone, la bambina scomparsa da Mazara del Vallo il primo settembre del 2004. "Purtroppo non è il solo caso irrisolto...", ammette Schiavone.

I Ris si occupano anche dei cosiddetti 'cold case', cioè casi che sembravano irrisolti nel tempo. Alla domanda se esiste il delitto perfetto Schiavone sorride: "Esiste quando le tracce su cui lavorare non si trovano, o sono talmente esigue e difficili da individuare... Tutto questo è possibile nonostante l'evoluzione tecnologica, la stragrande maggioranza delle impronte digitali non contiene il numero minimo di punti caratteristici che consentono di individuare l'impronta, sono frammenti troppo piccoli". Sergio Schiavone da anni chiede l'istituzione della banca dati del Dna. "E' una richiesta che il Ris porta avanti da tanti anni - dice - Siamo rimasti indietro. Sarà un grandissimo mezzo investigativo a disposizione delle forze di polizia. Si potranno associare vecchie tracce rimaste ignote con dei profili genetici acquisiti a persone che hanno commesso altri tipi di reato. Avremo la riapertura di processi proprio grazie alla banca dati del Dna". Un anno fa Schiavone scrisse anche un libro, 'Cacciatori di tracce', con Antonio Nicaso, una sorta di vademecum in cui "abbiamo fatto entrare il lettore nel nostro mondo", dice Schiavone. Un libro che regala al lettore la sensazione di trovarsi ogni volta sulla scena del delitto, di essere anch'egli protagonista principale delle vicende. Nel prossimo libro Schiavone potrà inserire anche il caso risolto dell'omicidio di Eligia Ardita.

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