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Omicidio Meredith, Sollecito: "Ansia e attacchi di panico, il carcere mi ha rovinato"

16 ottobre 2015 | 18.00
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Omicidio Meredith, Sollecito:

"L'esperienza in carcere mi ha lasciato tanto di negativo. Ho dei problemi di salute. Ho dei noduli tiroidei, devo prendere una pillola ogni giorno e questo sarà per il resto mia vita. E questo problema mi è nato durante il periodo di isolamento. Ho attacchi di panico, iniziati quando in tv si è cominciato a parlare di me. Non riesco più a guardare la televisione, perché mi fa stare male". A parlare in un'intervista video all'AdnKronos, ospite a Roma negli studi del Palazzo dell'Informazione, è Raffaele Sollecito.

Dopo cinque processi e quattro anni di carcere, Sollecito, che ha presentato il suo libro 'Un passo fuori dalla notte', edito da Longanesi, a marzo scorso è stato assolto in via definitiva dalla Cassazione dall'accusa di aver ucciso Meredith Kercher.

"Quando accendo la tv e sento i telegiornali mi prende un moto di agitazione - prosegue Sollecito - soprattutto quando sento discutere di altri casi nello stesso modo in cui hanno discusso il mio".

"Quello che mi indigna" è che "i giornalisti stanno descrivendo qualcosa che non conoscono, parlando della vita privata di altre persone". Per questo, "in generale non riesco a tenere la tv accesa".

"Purtroppo la mia vita è stata completamente sconvolta da questi avvenimenti. Io dico sempre che sono nato tre volte: la prima da mia madre, la seconda quando sono uscito dal carcere e la terza adesso che ho di nuovo la mia vita nelle mie mani".

"Adesso sto affrontando l'opinione pubblica, non tanto perché voglio convincere tutti quanti - spiega Sollecito - voglio semplicemente cercare di far capire quello che è successo, poi ognuno tira le sue conclusioni. Posso anche essere antipatico ad alcuni, non mi interessa. Vorrei che le persone sapessero veramente quello che può accadere in Italia, nella loro casa, al loro vicino, quello che può succedere a un loro amico, a un parente, a un figlio".

La richiesta di risarcimento "è una questione che decideranno i miei avvocati. Io mi sto battendo affinché si faccia chiarezza su quello che è accaduto. Il mio vero riscatto, il mio vero risarcimento sarà il momento in cui verranno fuori le responsabilità di chi veramente ha sbagliato" ha detto il 31enne pugliese intervistato dall'AdnKronos.

E ha spiegato di pensare "a quelle persone che, come dice la stessa Cassazione, hanno perpetrato 'colpevoli omissioni' e 'amnesie investigative'. Parlo di professionisti che rappresentano lo Stato e che hanno completamente disatteso i principi base del loro mandato".

Quanto alla famiglia di Meredith, Sollecito ha spiegato: "Io e la mia famiglia li abbiamo cercati durante gli anni diverse volte, senza avere alcuna risposta. Dopo otto anni e l'assoluzione non ho fatto ulteriori ricerche". Se avesse la possibilità di parlarci, ha aggiunto , "vorrei dire alla famiglia di Meredith che purtroppo le persone che gli hanno garantito giustizia per la loro figlia li hanno infarciti di illusioni, bugie e cose irreali".

Con Amanda Knox, assolta con lui in Cassazione dall'accusa di omicidio, "siamo in buoni rapporti": "Ci siamo sentiti dopo la sentenza di Cassazione. Mi chiamò lei a casa, era felicissima - ha ricordato Sollecito - Un'altra volta mi contattò online. Io in realtà l'ho conosciuta solo per cinque giorni, per me è stata una 'parentesi' della mia vita, una conoscenza che come diverse storie può nascere e crescere o nascere e finire. La sua conoscenza è legata a qualcosa di più grande e tragico della vicenda processuale".

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