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Caso escort, Tarantini condannato a 7 anni e 10 mesi

13 novembre 2015 | 16.23
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Per Berlusconi trasmessi atti alla Procura con ipotesi di intralcio alla giustizia

(Infophoto) - INFOPHOTO
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La seconda Sezione penale del Tribunale di Bari ha condannato Gianpaolo Tarantini alla pena di 7 anni e 10 mesi di reclusione al termine del processo noto come 'Escort' nel quale era accusato di reclutamento, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, a vario titolo insieme ad altre sei persone. La pena richiesta era stata di 8 anni.

Il Tribunale ha trasmesso gli atti a una Procura da individuare, relativamente a Silvio Berlusconi, che non era imputato nel processo, con l'ipotesi di accusa di intralcio alla giustizia. E' probabile che questa ipotesi si riferisca alla mancata presentazione in aula della testimone Barbara Guerra, chiamata ripetutamente ma mai presentatasi in udienza nonostante i ripetuti 'appelli' della Corte. Anche per altri testi la Corte ha trasmesso gli atti alla Procura con l'ipotesi di falsa testimonianza.

A Tarantini sono stati attribuiti numerosi casi di reclutamento di prostitute e un solo caso di favoreggiamento. Invece non sono stati attribuiti sia il reato di induzione che di sfruttamento della prostituzione e neanche quello di associazione a delinquere. La Corte ha condannato Sabina Beganovic, nota come Began o 'Ape regina' a 1 anno e 4 mesi. Condannati anche Peter Faraone, un pierre milanese, a 2 anni e 6 mesi e Massimiliano Verdoscia, amico di Tarantini, a 3 anni e 6 mesi.

Infine sono stati assolti Letizia Filippi, Francesca Lana e Claudio Tarantini, fratello di Gianpaolo. Le richieste dell'accusa, sostenuta dal pm Eugenia Pontassuglia, erano state, rispettivamente, 3 anni per Sabina Beganovic, 6 anni per Peter Faraone e Massimiliano Verdoscia, 2 anni per Letizia Filippi e 1 anno e 6 mesi per Francesca Lana. Al centro del processo c'erano le serate organizzate da Gianpaolo Tarantini tra il 2008 e il 2009 soprattutto nelle residenze dell'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

La sentenza ha respinto l'eccezione di illegittimità costituzionale avanzata da alcuni avvocati e non ha riconosciuto i risarcimenti richiesti. Patrizia D'Addario, una delle parti civili costituitesi al processo, al termine è scoppiata a piangere.

"Sono molto delusa, mi hanno rovinato" è stato un suo primo commento. Poco dopo la sentenza, è svenuta nel cortile del tribunale ed è stata portata via in ambulanza. Ad assisterla c'era il suo legale, l'avvocato Fabio Campese a cui ha anche affidato una lettera. D'Addario aveva chiesto un milione di euro.

LEGALE TARANTINI - "La pena è elevata e pesante. Credo che la sentenza ha dato ragione alla difesa sui temi più importanti di questo processo" ha detto l'avvocato Nicola Quaranta, legale di Tarantini, parlando con i giornalisti al termine della lettura del dispositivo della sentenza. "Non è stato riconosciuto il risarcimento del danno alle costituite parti civili, cosa che avevamo contestato sin dall'inizio - ha sottolineato - non è stata riconosciuta la sussistenza dell'associazione (per delinquere ndr), né le ipotesi di sfruttamento e di favoreggiamento, ad eccezione di un caso. Il Tribunale ha ritenuto che la chiamata per la prestazione sessuale di una prostituta sia identificabile nella condotta del reclutamento".

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