E' il 1974, siamo in Etiopia . E' un giorno d'autunno come oggi; anzi, è proprio oggi: il 24 novembre. I paleontologi Donald Johanson e Tom Gray si svegliano e, dopo una tazza di caffé, si mettono al lavoro nella località di Hadar. L'americano Johanson sente delle "buone vibrazioni" e lo appunta nel suo diario, ma con la data del 30 novembre (LEGGI).
I due lavorano, scavano, camminano, stanno per tornare al campo base quando, come spesso accade, grazie a piccole e apparentemente irrilevanti decisioni, la storia cambia: Johanson, infatti, decide di fare una "piccola deviazione finale".
Nella zona, però, sembra non esserci nulla di interessante. "Non c'era praticamente nessun osso nel burrone - racconta in 'Lucy: The Beginnings of Humankind' - ma, appena ci siamo girati per andarcene, ho notato qualcosa sulla strada, in mezzo alla terra del pendio. E' un pezzo di ominide".
I due - parte di una spedizione assieme al paleontologo Yves Coppens e al geologo Maurice Taïeb - hanno appena ritrovato i resti di un esemplare femmina di Australopithecus afarensis dell'età di circa 25 anni, vissuta oltre 3,2 milioni di anni prima. "Non posso crederci - dice Johanson - non posso crederci". Ma deve, è davanti ai suoi occhi.
La chiamano Lucy, in onore di 'Lucy in the Sky with Diamonds' dei Beatles; in amarico è conosciuta come Dinqinesh, che significa 'Tu sei meravigliosa'; il suo nome in codice è A. L. 288 (Afar Locality numero 288). Parte dello scheletro - in particolar modo l'osso pelvico, il femore e la tibia - lascia pensare che la specie fosse già bipede. Un cammino che, oltre agli oltre 3 milioni di anni, ne ha aggiunti altri 41 per arrivare ad essere celebrata in un doodle di Google.
