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Non è estinta: in Sardegna avvistata 'vedova nera'. Morso può essere letale

07 dicembre 2015 | 09.19
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(foto di Marco Sanna)
(foto di Marco Sanna)

Importante ritrovamento, dal punto di vista scientifico, dell’unico e rarissimo ragno velenoso presente in Sardegna. Nell’ultimo mese ci sono almeno tre avvistamenti documentati nel sud della Sardegna e uno in Ogliastra. Si tratta della Malmignatta Latrodectus tredecimguttatus, un ragno meglio noto come la “vedova nera mediterranea”, in sardo conosciuta e temuta con il nome di ‘Argia’.

L’aracnide appartiene alla famiglia Theridiidae. In Italia assieme alla Loxosceles rufescens è una delle poche specie il cui morso può creare un serio pericolo per gli esseri umani. Latrodectus tredicimguttatus, anche nella variante genetica sarda, è il parente stretto della vedova nera americana Latrodectus mactans, dal morso estremamente più pericoloso.

L’avvistamento e la cattura, secondo quanto apprende l’Adnkronos, è avvenuta venerdì scorso nelle campagne di San Gavino Monreale a 50 km da Cagliari, nell’azienda agricola dei fratelli Luca e Marco Sanna, in località Figu Niedda, in un deposito di legname, accanto ad un vecchio fabbricato.

Marco Sanna, esperto agronomo, l’ha riconosciuta immediatamente dalle 13 caratteristiche ed inconfondibili macchie rosse sul dorso e l’ha catturata con un barattolo di vetro. Si tratta di un esemplare di femmina adulta, quella potenzialmente più pericolosa per l’uomo. Sanna ha quindi avvisato gli agenti del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Sardegna, ai quali ha consegnato il pericoloso ragno. L’avvistamento nel Campidano costituisce un importante contributo dal punto di vista scientifico per la catalogazione e la mappatura della presenza del ragno in Sardegna.

Morso può essere letale ma pochi i casi- Il morso della femmina non provoca dolore istantaneo ma i suoi effetti possono manifestarsi già nei primi 15 minuti con sudorazione, nausea, conati di vomito, febbre, cefalea, forti crampi addominali e nei casi più gravi perdita di sensi e talvolta morte, eventuali complicanze cardiache possono verificarsi a distanza di 1-3 ore dopo il morso. I casi mortali sono tuttavia veramente molto rari. In Italia sono stati segnalati 4 possibili episodi di morte in seguito ai morsi, di cui due in provincia di Genova.

Il morso è più pericoloso per i bambini per la proporzione quantità di veleno e massa corporea. Pericolo che sussiste anche per gli anziani e gli adulti indeboliti da malattie al momento del morso. Nei soli soggetti allergici può provocare shock anafilattico, come d'altronde molte altre punture di insetti, come ad esempio le vespe. Il veleno è di tipo neuro-tossico ovvero colpisce il sistema nervoso passando attraverso il sistema linfatico, e contiene una potente tossina chiamata Latrotossina.

Si riteneva estinta ma negli ultimi tempi molti gli avvistamenti - Nonostante fosse ritenuta estinta da molti naturalisti, nell’ultimo mese sono stati registrati almeno 3 avvistamenti documentati in provincia di Cagliari e nel Sulcis: una il 21 ottobre scorso a Uta da un operaio, una il 22 novembre da una studentessa di biologia, Eleonora Cera, nelle campagne di Cortoghiana (Carbonia), uno a Capoterra nel mese di ottobre.

Altri due avvistamenti, non documentati si registrano nel mese di ottobre a Sinscola (Nu), tra Capo Comino e Berchida, in una azienda agricola. Un altro avvistamento si registra vicino all’aeroporto di Tortolì (Nu), appena quindici giorni fa.

La tradizione popolare sul ballo dell'Argia - La paura del morso dell’Argia è legato alle tradizioni popolari della Sardegna. Si credeva che la persona punta dall’Argia fosse la vittima predestinata di una possessione demoniaca che richiedeva per la guarigione, “su ballu de s‘Arza” (il ballo dell’Argia), che consisteva in un ballo che doveva avviare disponendo il paziente in una fossa e poi ricoprendolo fino al collo con letame.

Intorno all'uomo sono chiamate a danzare 21 donne suddivise in tre categorie: le nubili, le maritate e le vedove. Queste, dovranno grazie a battute ironiche accompagnate da gesti provocatori far ridere il paziente al fine di alleviare la sua sofferenza. Dopo diversi tentativi, se la vittima si è messa a ridere, si può affermare che la guarigione è avvenuta.

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