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Mafia: Violante, Mori mi chiese di incontrare Ciancimino ma mi rifiutai

18 dicembre 2015 | 11.19
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Il processo trattativa di Palermo
Il processo trattativa di Palermo

"Nell'ottobre del 1992, quando ero Presidente della Commissione nazionale antimafia, mi venne a trovare l'allora colonnello del Ros Mario Mori per annunciarmi che Vito Ciancimino voleva incontrarmi per un colloquio privato. Ma io rifiutai e dissi a Mori che se Ciancimino voleva dire qualcosa doveva essere ascoltato dall'intera Commissione". A riferirlo in aula, al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, è l'ex Presidente della Camera Luciano Violante, ascoltato come teste dalla Procura di Palermo. All’epoca Violante era depu­tato del Pds e, dal 25 settembre 1992, Presidente della commissione parlamentare antimafia. In quella veste, fu avvisato dal colonnello Mario Mari, allora vice-comandante del Ros, che l’ex sindaco di Palermo vole­va incontrarlo. Violante spiegò che se era in­teressato a parlare alla Commis­sione, Ciancimino doveva pre­sentare una formale istanza scritta che l’organismo parla­mentare avrebbe valutato. Mo­ri tornò da 'don Vito' e riferì la risposta, ma quello ribatté che "non era interessato a un’audizione". Voleva parlare con Violante in via diretta e ri­servata. Un incontro non istitu­zionale, quindi, che Violante ­informato della precisazione ­rifiutò.

Ma Violante lo ha raccontato all'autorità giudiziaria solo nel luglio del 2009, a distanza di diciassette anni. E oggi, in aula, dopo averlo già raccontato in un altro processo, ha spiegato i motivi: "Nel luglio 2009 avevo letto un articolo su una conversazione tra i Ciancimino e un tale 'signor Franco', in cui si faceva riferimento a me. A quel punto mi vennero in mente dei colloqui con il generale Mario Mori e chiamai il pm Antonio Ingroia. Così fui sentito dalla Procura di Palermo". E ha ribadito, ancora una volta, quanto accaduto nell'autunno dopo le stragi mafiose del 1992, in cui morirono i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone: "nell'ottobre del 1992 Mori mi disse che Vito Ciancimino voleva parlarmi di alcuni particolari dell'omicidio Salvo Lima (marzo 1992 ndr) e del significato politico di alcuni omicidi. Disse anche che aveva scritto un libro sulla mafia che poteva essere interessante. Ma io dissi che non ero interessato. Se voleva, doveva fare una richiesta formale alla Commissione. Qualche giorno dopo Mori tornò a trovarmi con il libro di Vito Ciancimino".

Nel libro l'ex sindaco di Palermo e padre di massimo Ciancimino, teste e imputato del processo sulla trattatuva, aveva scritto: 'Sono convinto che questo delitto faccia parte di un disegno più vasto, sono stato testimone di quel periodo'. "Dissi a Mori che quel libro era inutile. Non si parlava di nulla di rilevante", spiega oggi Violante.

'Chiesi a Mori se aveva informato l'autorità giudiziaria ma mi disse di no'

"Nel primo colloquio chiesi a Mori se aveva informato l'autorità giudiziaria e lui disse di no perché non "era di interesse diretto dell'autorità giudiziaria" - racconta Violante - Al secondo incontro mi fu detto che Ciancimino aveva deciso di rinunciare al colloquio icon la Commissione. Il libro era una sorta di autodifesa e con notizie di scarsa rilevanza". "Mori non mi disse come era nato il rapporto con Ciancimino. Io non intendevo entrare nelle dinamiche del rapporto tra Mori e Ciancimino. Non mi interessava", ha detto Violante rispondendo alle domande del Procuratore aggiunto Vittorio Terersi. In aula anche i pm Roberto Tartaglia, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene.

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