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Charlie Hebdo, cristiani e musulmani criticano la vignetta di Dio col mitra

05 gennaio 2016 | 16.20
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La copertina sul periodico di satira Charlie Hebdo (Afp) - AFP
La copertina sul periodico di satira Charlie Hebdo (Afp) - AFP

"Un episodio molto doloroso, oltre che infondato". Con queste parole, monsignor Bruno Forte, teologo e segretario generale del Sinodo dei vescovi, esprime all'AdnKronos il suo giudizio altamente critico sulla vignetta apparsa in copertina sul periodico di satira 'Charlie Hebdo', vittima di un attacco terroristico dei fondamentalisti islamici nella sua sede di Parigi, in cui si ritrae Dio con la veste insanguinata, un mitra in spalla e un titolo in cui lo si identifica come 'assassino', ovvero come una sorta di mandante ideale di chi usa violenza e semina morte e sangue nel mondo nel suo nome.

Spiega monsignor Forte: "Il potenziale di violenza può semmai essere scardinato da una autentica esperienza religiosa, certamente non incoraggiato o favorito. Se questo succede, allora siamo di fronte a una falsificazione dell'esperienza religiosa. Come ha affermato Papa Francesco, uccidere in nome di Dio va contro Dio".

Osserva il teologo, a proposito del Dio ritratto su 'Charlie Hebdo': "Offende la sensibilità di ogni persona, non solo dei credenti cristiani, ebrei o musulmani ma anche di chi pur non credendo avverte quanto sia importante il rispetto della coscienza e della dimensione religiosa della vita - spiega monsignor Forte - Ecco perché il giudizio non può che essere estremamente negativo".

Oltre tutto, prosegue monsignor Forte, "si è lontanissimi dalla verità, perché tutte le religioni, non solo quella cristiana ma anche l'ebraica e la musulmana, predicano la non violenza in nome di Dio. Semmai, è violento assumere una posizione ideologica, la pretesa di avere in mano la verità, di giudicare e di escludere gli altri. Le religioni si confrontano con il mistero di Dio e hanno dunque un antidoto fortissimo contro questa pretesa: la supremazia del Signore alla cui volontà tutti dobbiamo obbedire".

L'imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis, la comunità religiosa islamica italiana, sentito dall'AdnKronos, giudica la vignetta come "cattiva informazione di pessimo gusto". "Normalmente, la satira si basa su una realtà che poi viene 'caricata'. In questo caso, invece, la base è falsa - osserva Pallavicini - Dunque, come minimo c'è il danno della disinformazione, oltre ad alimentare ignoranza, strumentalizzazione, tensione già presenti in maniera massiccia nelle nostre società: francamente, ce lo si poteva risparmiare".

Si chiede l'imam: "Ma come si fa a dire che la religione è criminale e che Dio è il mandante della violenza, della morte, del sangue dei vari fondamentalismi? Toni così esasperati risultano offensivi, non solo per le tre religioni monoteiste, per cristiani, ebrei e musulmani; ma anche per buddisti, induisti, per chiunque abbia un sentimento religioso, per chi crede in un principio assoluto supremo e divino. Dio vuole il bene, non il male dell'umanità".

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