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Dalla mafia al razzismo: quando il social dà voce al lato peggiore dell'umanità

05 gennaio 2016 | 11.36
LETTURA: 4 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Ancora una pagina choc su Facebook che inneggia alla mafia. Il profilo sul social network che inneggia al superlatitante Matteo Messina Denaro e che vanta oltre mille iscritti non è il primo nel suo genere, e non sarà l'ultimo. Dal razzismo alla violenza, infatti, in molti mostrano su Facebook il lato peggiore dell'umanità, e non sempre è possibile oscurare queste pagine. Il gruppo 'Uccidiamo Berlusconi' per esempio, venne chiuso soltanto all'indomani dell'aggressione all'ex presidente del Consiglio in piazza Duomo. Più di recente, un mese fa, a far discutere furono i selfie scattati da alcuni medici in sala operatoria e postati su Facebook. Una vicenda che ha provocato una dura reazione da parte dell’Ordine dei Medici di Napoli - a lanciare la 'moda' furono infatti soprattutto medici della Campania - che ha chiesto di identificare i camici bianchi coinvolti.

Ma a farla da padrone sui social network è soprattutto razzismo e mafia e spesso Facebook è dovuto intervenire per rimuovere pagine di gruppi di amici della mafia come 'Quelli che stimano zio Totò Riina' o quelli che volevano 'Bernardo Provenzano libero' o 'senatore a vita e pure santo'. Ci sono poi i gruppi che negano la Shoah, e in questo caso per i gestori del social network non sempre è possibile intervenire, per esempio se non si inneggia direttamente alla violenza o all'odio.

Rimosse invece nel gennaio 2010 alcune foto pubblicate su Facebook da un gruppo di medici portoricani che si trovavano ad Haiti dopo il devastante terremoto che colpì il Paese. Le immagini mostravano i medici in posa con il camice verde e le mitragliatrici o mentre ridevano e bevevano whisky durante un intervento. "Haiti? Crepate, luridi terremotati!" era invece il titolo di un'altra pagina Facebook che venne scoperta dall'Associazione Meter di don Fortunato Di Noto e segnalata alla Polizia Postale.

Cancellato anche il gruppo 'Ammazziamo la professoressa', che costò una sospensione a 8 studenti di un liceo di Bari. Su Facebook è possibile anche trovare gruppi che inneggiano alle Brigate Rosse o che si presentano come vetrina ufficiale dello storico gruppo terrorista italiano.

In Italia diverso tempo fa fece molto clamore la storia di un 19enne cingalese che si faceva chiamare 'il signore della notte' e 'il vendicatore mascherato'. Il giovane, che risultò essere affetto da disturbi della ersonalità, aveva creato su Facebook il gruppo 'Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down' Il social network anche in quel caso oscurò la pagina.

Nel 2011 la Polizia Postale intervenne per chiedere la cancellazione del gruppo 'I veri crociati del black humor', sul quale oltre 10mila iscritti pubblicavano frasi razziste del tipo: "Come si ammazzano 15 mosche in un colpo solo? Dando uno schiaffo ad un bimbo africano''. La pagina era stata scoperta e segnalata da 'Equality Italia'. In estate infine arrivò su Facebook il 'cacciatore di bambini neri'. Nella foto si vedeva un un ragazzo bianco, in tenuta da caccia col fucile in mano, ritratto sorridente con ai piedi un ragazzino nero che sembrava morto. Il nome dell'utente, 'Terrorblanche Eugene', richiamava quello di 'Eugene Terre' Blanche', un politico sudafricano di estrema destra, acceso sostenitore dell'apartheid.

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