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Banca Etruria, perquisizione anche in sede centrale

08 gennaio 2016 | 09.57
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Banca Etruria (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Banca Etruria (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Una delle 14 perquisizioni condotte stamani dalla Guardia di Finanza di Arezzo, diretta dalla Procura, ha riguardato anche la sede centrale di Banca Etruria, in via Calamandrei. Secondo quanto si è appreso da fonti vicine all'inchiesta, sarebbero stati acquisiti i verbali delle sedute dell'ex consiglio di amministrazione dell'istituto presieduto da Lorenzo Rosi.

Gli inquirenti intendono accertare, attraverso i verbali, la regolarità delle sedute del cda dell'istituto di credito nelle quali furono decisi gli affidamenti alle società oggetto delle 14 perquisizioni di oggi da parte delle fiamme gialle. In sostanza si intende chiarire il ruolo dell'ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, e dell'ex consigliere Luciano Nataloni, entrambi indagati nell'inchiesta sul conflitto di interessi aperta dalla Procura di Arezzo, quando furono concessi i fidi alle aziende perquisite.

Tra il materiale sequestrato nelle 14 perquisizioni nelle quattro regioni, condotte oggi dalla Gdf, c'è anche la documentazione sugli eventuali incarichi ricoperti dagli indagati Rosi e Nataloni nelle società alle quali furono erogati fidi bancari che poi non sono stati restituiti.

I nomi di Rosi e Nataloni erano segnalati nel verbale redatto dagli ispettori della Banca d'Italia al termine delle ispezioni sull'istituto di credito aretino. Per Rosi, secondo l'organo di vigilanza, il conflitto risiede nelle attività della cooperativa La Castelnuovese di cui il manager era presidente. Nove le posizioni di conflitto di interesse rilevate a carico di Nataloni dagli ispettori di Bankitalia.

Quanto all'ipotesi dell'apertura di un fascicolo per bancarotta fraudolenta contro gli ex vertici Banca Etruria, fonti investigative vicine all'inchiesta della Procura di Arezzo fanno presente che ancora non c'è nulla di preciso a tal riguardo. A fine dicembre sarebbe stato depositato in tribunale un ricorso da parte del liquidatore per lo stato di insolvenza. Toccherà dunque al tribunale eventualmente dichiarare l'eventuale stato di insolvenza e solo a quel punto le carte potrebbero passare alla Procura per valutare gli eventuali profili del caso.

La Procura di Arezzo indaga sulle gravi perdite patrimoniali inflitte alla banca anche a causa dell'operato degli ex amministratori, accusati di conflitto di interesse. Gli investigatori, pertanto, intendono far luce su 14 società che avevano ricevuto finanziamenti da Banca Etruria nel corso degli ultimi anni e in qualche modo riconducibili agli stessi ex amministratori. Affidamenti poi non restituiti, che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca.

Si tratta del filone d'indagine aperto dal procuratore Roberto Rossi, titolare dell'inchiesta, sul reato di omessa comunicazione del conflitto di interessi in ordine ad una serie di operazioni aziendali, che hanno contribuito alia crisi finanziaria di Banca Etruria. Il blitz degli uomini delle fiamme gialle è scattato stamani nei confronti di società in qualche modo riconducibili ai due indagati.

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Dall'alba i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo avevano fatto scattare numerose perquisizioni in quattro regioni. Le perquisizioni sono finalizzate ad acquisire e sequestrare documentazione comprovante i rapporti tra alcuni membri dell'ex consiglio di amministrazione della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio (ora in liquidazione coatta amministrativa) e quattordici societa risultate assegnatarie di affidamenti deteriorati, ovvero, spiegano gli investigatori, interessate a qualsiasi titolo all'erogazione degli stessi fondi.

Sia Rosi che Nataloni sono stati già iscritti nelle settimane scorse nel registro degli indagati nel fascicolo aperto dalla Procura di Arezzo nell'ambito dell'indagine sul conflitto di interessi, uno dei filoni di inchiesta sul dissesto dell'istituto di credito aretino. Le perquisizioni, si apprende da fonti investigative, sono finalizzate all'individuazione di eventuali condotte illecite penalmente rilevanti in relazione al dissesto della banca aretina che, tra l'altro, ha portato al commissariamento dell'istituto di credito per gravi perdite patrimoniali.

Ora l'ipotesi investigativa riguarda il reato di omessa comunicazione del conflitto di interessi in ordine ad una serie di operazioni aziendali, che hanno contribuito alia crisi finanziaria dell'istituto. In particolare, l'attività investigativa è indirizzata alla ricerca dei reali rapporti intercorrenti tra alcuni manager di Banca Etruria e alcune società, con sede in Toscana, Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna, operanti nei più diversi settori, dalla costruzioni di edifici alla compravendita di beni e servizi all'intermediazione immobiliare.

Le nuove informazioni acquisite dai finanzieri durante le perquisizioni saranno comparate con quelle già acquisite, al fine di valutare, spiegano sempre gli investigatori, la sussistenza di condotte omissive, tese a celare interessi sottostanti fra i soggetti interessati e le società che hanno ricevuto affidamenti, non restituiti, che hanno generato una sofferenza o una perdita per la banca.

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