La Procura generale di Milano ha chiesto la riesumazione del cadavere di Lidia Macchi, uccisa con 29 coltellate il 5 gennaio 1987, con la forma dell'incidente probatorio. Sulla richiesta si esprimerà il gip di Varese e la decisione, si apprende, dovrebbe arrivare entro due giorni, probabilmente lunedì o martedì. L'obiettivo è quello di rintracciare sulla salma il Dna dell'assassino: lo scorso 15 gennaio, l'arresto dell'ex compagno di scuola della ragazza, Stefano Binda, ha riaperto, dopo quasi 30 anni, il caso.
L'istanza per la riesumazione del corpo della giovane era stata presentata dagli stessi familiari, a novembre. "E' un passaggio fondamentale in questo momento", spiega all'Adnkronos Daniele Pizzi, l'avvocato che assiste la famiglia Macchi. "La famiglia - aggiunge - ha dato la sua disponibilità a procedere qualche mese fa, anche se è un fatto che provocherà sofferenza, proprio perché compiere questo accertamento è indispensabile".
Nel momento in cui il gip si pronuncerà sulla riesumazione, decidendo se accoglierla o rigettarla, passeranno almeno dieci giorni per l'inizio delle operazioni. E, dal momento che il tempo trascorso rispetto ai fatti di cui si indaga è di 29 anni, sarà questione di mesi prima della conclusione degli accertamenti. Nel caso in cui il gip rigettasse la richiesta, la Procura generale potrebbe comunque procedere alla riesumazione come 'accertamento tecnico indispensabile'.