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Omicidio stradale: vedova vittima a Giovanardi, sue parole per me un dolore

06 aprile 2016 | 14.58
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Marina Fontana con il marito morto in autostrada
Marina Fontana con il marito morto in autostrada

"Caro senatore Giovanardi, vorrei rispondere alle sue ultime affermazioni contrarie all’omicidio stradale e offensive nei confronti di noi familiari, io anche vittima sopravvissuta con diverse lesioni permanenti. Il suo ruolo è a servizio delle Istituzioni e dei cittadini e dovrebbe essere più rispettoso delle vittime, non penso che Lei avesse voglia di essere oltraggioso nelle parole, ma sicuramente ha procurato grande dolore a me e a tutti quelli che come me piangono una vittima della strada che viene uccisa non solo dall’autista balordo ma anche da una legge che ante legge sull’omicidio stradale lo lascerà per sempre impunito". Inizia così una lettera aperta scritta da Marina Fontana, vedova di Roberto Cona, morto due anni fa in un incidente stradale, travolto da un tir in autostrada mentre tornava in Sicilia per le vacanze con la moglie appena sposata. Nei giorni scorsi, Giovanardi aveva dichiarato che "In Parlamento c’è una lobby delle vittime degli incidenti stradali". E ancora: "Io considero la legge sull’omicidio stradale una legge perversa, sbagliata, bruttissima, che metterà in galera per anni e anni gente che non è né drogata, né ubriaca e che magari ha avuto la fatalità di un incidente, come la mamma che accompagna i bambini a scuola. E quella legge è stata frutto di una lobby potentissima, da un punto di vista mediatica”. Parole non digerite da Marina Fontana, che in prima persona si è battuta per l'approvazione della legge.

"Speravo di non dover rileggere ancora queste accuse, speravo in una politica finalmente unita, che partendo da questa legge continuasse a presidiare e che avesse voglia di fare altre scelte responsabili e lucide a favore della responsabilità alla guida - scrive la vedova di Roberto Cona nella lettera aperta - Ma devo purtroppo, ancora una volta, constatare che i giochi tra partiti che non si mettono d’accordo neanche su tematiche trasversali come quella delle vittime della strada, porta alcuni di voi a lanciare accuse irresponsabili, dimostrando solo che una delle lobby più forti che abbiamo in Italia è quella di una parte di politica, quella cattiva, che ostacola la vera giustizia con delle argomentazioni più volte discusse che non hanno alcuna ragione di esistere".

'Non vogliamo mandare in carcere poveri innocenti'

E ancora: "Lei chiama emotività e populismo l’obiettiva necessità per i cittadini di affermare un diritto sacrosanto di giustizia e certezza della pena per le vittime della strada, senza voglia di vendetta o giustizialismo. Secondo me, con tutto il rispetto possibile, chi definisce emotività o populismo la necessità di pene certe ed immediate, per chi uccide su strada con comportamenti "consapevolmente" irresponsabili, dovrebbe fare una attenta riflessione, e chiedere scusa alle tantissime vittime della strada, uccise ingiustamente, ed ai loro familiari, che aspettano una giustizia che in Italia non esiste. Noi, i familiari delle vittime della strada, non abbiamo alcuna voglia di mandare in carcere poveri innocenti, noi, nonostante un dolore grandissimo, abbiamo edificato dal dolore una battaglia d'amore, non per noi, sa bene che il penale non è retroattivo e che questa nuova legge, non avrà effetto sui nostri cari, ma serve per costruire un futuro in cui esista una giustizia certa ed immediata almeno per gli altri".

"E le rispondo da vittima sopravvissuta della strada e al contempo moglie di una vittima deceduta - prosegue Marina Fontana - L’introduzione del reato specifico di omicidio stradale è stato un atto doveroso del Governo , purtroppo la legge non è completa, ma l’attuale testo funge da deterrente perché ridurrà – anche se non elimina del tutto - i margini di impunità per coloro che uccidono sulla strada con i loro comportamenti consapevolmente irresponsabili. Il guidatore distratto, superficiale, irresponsabile, purtroppo non è rientrato tra i casi di omicidio stradale, e al momento sa di poter continuare a non temere il carcere se, per il suo comportamento, causerà la morte di una persona. Ma almeno nei casi di alcol e droga la giustizia, non vendetta, potrà applicare una giusta pena, senza giustizialismo, a chi si macchi di questi orribili omicidi che si potevano evitare con comportamenti responsabili ed attenti al codice della strada".

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