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'Ndrangheta, confiscati beni per 36 milioni

22 aprile 2016 | 07.31
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Gli agenti dei centri operativi Dia di Roma e Reggio Calabria e della Polizia di Reggio Calabria e Palmi stanno eseguendo un provvedimento di confisca di beni per circa 36 milioni di euro, già sottoposti a sequestro nel 2013, nei confronti di due noti imprenditori di Palmi. Tra i beni anche un prestigioso hotel in uno dei quartieri più esclusivi della Capitale, il Grand Hotel Gianicolo, sequestrato nel 2013 senza mai cessare l'attività.

L'amministratore giudiziario del lussuoso albergo romano Ersilia Bartolomucci conferma che "il Grand Hotel Gianicolo continua l'attività che non è mai stata interrotta e che tra l'altro ha fatto registrare nuovi risultati fino alla menzione nella guida Michelin 2015-2016, esempio di buona pratica nell'amministrazione e nella gestione delle attività dei beni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata".

L'ingente confisca è stata disposta dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a seguito di due complesse e convergenti attività di indagine condotte dai centri operativi Dia di Roma e di Reggio Calabria, dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, dal commissariato di Palmi e dalla Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria, che hanno consentito di acquisire gli elementi necessari a dimostrare l'esistenza di rapporti tra i due imprenditori e la cosca Gallico.

Il provvedimento per la confisca del Grand Hotel Gianicolo è stato eseguito nei confronti di Giuseppe Mattiani e del figlio Pasquale. La confisca è il risultato di due complesse e convergenti attività di indagine che hanno consentito di acquisire gli elementi necessari a dimostrare "la contiguità di Giuseppe Mattiani alla cosca dei Gallico, operante a Palmi (Reggio Calabria) nonché l'illecita acquisizione di un vasto patrimonio mobiliare e immobiliare nel settore turistico-alberghiero".

Tutto, spiega la Dia, ha inizio nei primi anni Novanta, quando un semplice e modesto motel della periferia di Palmi, l'hotel Arcobaleno in contrada Taureana di Palmi, si trasforma in una società dal capitale miliardario abilmente suddiviso tra i figli appena ventenni di Giuseppe Mattiani, in quote di circa 250 milioni di vecchie lire ciascuna.

La nuova società, alla fine degli anni novanta e poco prima del Giubileo del 2000, effettua un'importante operazione immobiliare, consistente nell'acquisto di un ex monastero sito in uno dei posti più belli della Capitale, il colle Gianicolo, di proprietà di una congregazione religiosa, per trasformarlo in un lussuoso albergo, il Grand Hotel Gianicolo. Nei confronti di Giuseppe Mattiani il Tribunale di Reggio Calabria ha ritenuto "sussistenti, seri e concreti elementi per inquadrarlo nell’alveo dei soggetti portatori di una pericolosità sociale qualificata in quanto gravemente indiziato di appartenenza alla ‘ndrangheta".

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