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Maniaci: "Non c'è stata nessuna estorsione". Poi annuncia: "Telejato chiude"

06 maggio 2016 | 10.24
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(Adnkronos)
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"Ma quali estorsioni? Non sono un estorsore, quando chiedevo i soldi al sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, erano riferiti a una pubblicità". Lo ha detto, parlando con i giornalisti, Pino Maniaci, direttore dell'emittente locale Telejato di Partinico (Palermo), indagato per estorsione. Maniaci durante l'interrogatorio di garanzia ha parlato per quasi due ore rispondendo alle domande del gip Fernando Sestito alla presenza del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e del pm Amelia Luise.

"Non c'è stata nessuna estorsione. E per dimostrarlo ho messo a disposizione dei giudici tre anni di telegiornale di Telejato. Non c'è un solo servizio che dimostri che io abbia abbassato la guardia nei confronti del sindaco di Borgetto o di Partinico", ha sottolineato parlando con i giornalisti. "C'è stata una dazione di denaro ma è dovuta a una pubblicità che la moglie del sindaco mette in onda. C'è la fattura", ha detto Maniaci.

Sulla sua amante a cui avrebbe fatto avere un posto di lavoro dal Comune in cambio di una linea "più morbida", ha detto: "Anche quella non è una estorsione, è dovuto al fatto che lei già lavorava al Comune con un contratto di servizio civico. Mi aveva chiesto cortesemente se potevo parlare con il sindaco perché ha una figlia di 7 anni con handicap grave, che ogni giorno porta a Palermo".

"Mi hanno fermato per il caso Saguto", ha denunciato il direttore di Telejato. Il giornalista ritiene di essere stato indagato dalla Procura dopo avere "fatto scoppiare lo scandalo" sull'ex Presidente della sezione Misure di prevenzione Silvana Saguto, indagata per corruzione dalla Procura di Caltanissetta. "Ho chiesto agli avvocati di chiedere a Caltanissetta tutte le intercettazioni che mi riguardano e non stralci - ha riferito - ci potrebbero essere intercettazioni tra la Saguto e qualche magistrato, visto che lei sapeva dell'indagine. Insomma, ci hanno provato in tutti i modi, la Saguto di sicuro".

"Vi do una notizia: domani Telejato chiude - ha annunciato - perché non sono riuscito a pagare una bolletta da 815 euro, che è scaduta ieri. Era l'ultimo sollecito dell'Enel. E in questi giorni non ho avuto la possibilità di raccogliere i soldi, anzi il 'pizzo', avendo altri pensieri".

"Io già sono stato condannato da tutti voi. Sono molto amareggiato, perché per notificarmi un divieto di dimora hanno atteso una operazione di mafia, con l'arresto di dieci persone che con me non hanno nulla a che vedere. Mi vengono a prendere alle due di notte due capitani dei Carabinieri, mentre ero in televisione, mi hanno trattato come un delinquente", ha detto Maniaci. "Mi hanno portato in caserma, con la foto, hanno fatto lo spottone video - ha proseguito - vorrei capire perché mi inseriscono tra dieci mafiosi, da noi considerati pezzi di merda. Vi siete posti il fine di questo bordello?". "L'obiettivo era quello di infangare Pino Maniaci e l'emittente Telejato per arrivare alla chiusura dell'emittente", ha detto.

"Vi siete chiesti come mai metà dell'ordinanza è dedicata solo a me e le misure cautelari sono complessivamente dieci? - ha detto ancora conversando con i cronisti - Le intercettazioni sono state isolate da un contesto più ampio". E sulle intercettazioni ha ribadito più volte di essere stato mal interpretato. "Io parlo così - ha spiegato - è il mio modo di esprimermi. Chi mi conosce sa che parlo così". 

Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse pronto a chiedere scusa al premier, Maniaci ha detto: "Io chiedere scusa a Renzi? No". In una intercettazione con un'amica Maniaci, dopo avere ricevuto la telefonata di solidarietà del Presidente del Consiglio, per le intimidazioni ricevute, insulta il premier dicendo "mi ha telefonato quello str..o' di Renzi".

Replicando poi a distanza al vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, Claudio Fava, che nei giorni scorsi si era detto "amareggiato" per l'inchiesta a carico di Maniaci, chiedendo le sue scuse personali, ha detto: "Fava? Io devo chiedergli scusa? Sarà lui a chiedere scusa a me. Quando saprà come stanno le cose nella realtà".

"La Procura di Palermo - ha sottolineato uno dei legali suoi legali Antonio Ingroia - ha fatto un copia e incolla sulle informative dei carabinieri, non ha fatto alcune indagine. Inoltre sono tantissime le richieste che il gip ha rigettato".

"Pino Maniaci è stato crocifisso mediaticamente in questi giorni - ha detto Ingroia - è stato costretto al silenzio, costretto a stare in silenzio dalla sua tv. Ritengo questo provvedimento sproporzionato, perché ha imbavagliato Pino Maniaci. Che ha preferito comunque aspettare fino ad oggi per parlare per rispetto, nonostante tutto, nei confronti dei magistrati".

"Si voleva marchiare Pino Maniaci, per due o tre presunte piccole estorsioni, a fronte di avvocati e magistrati indagati la gestione di beni del valore di centinaia di migliaia di euro e che oggi sono a piede libero e che non aspettavano altro che l'indagine approdasse a destinazione. E' grave e inquietante che questi prefetti, magistrati sapessero che c'era questa inchiesta che bolliva in pentola", ha continuato Ingroia.

Poi ha annunciato che denuncerà "i Carabinieri" per "avere distribuito lo spot promozionale dell'accusa, un video fatto intenzionalmente per distruggere Maniaci, inserendo la faccende dei cani e di Matteo Renzi, faccende che non avevano alcuna rilevanza penale, così come le battute sulla mafia e l'antimafia - ha detto Ingroia - Tutto questo è stato fatto per sporcare l'immagine di Maniaci. La Procura ha il dovere di chiedere formalmente all'Arma chi ha predisposto questo video e poi chi lo ha distribuito".

"Abbiamo chiesto al giudice - ha poi dichiarato - la revoca del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani a cui è attualmente sottoposto Pino Maniaci. Esistono altre misure alternative come la revoca del divieto a Partinico, territorio in cui risiede la redazione di Telejato o ancora eventualmente adottare il divieto di contatto con le persone offese".

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