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Profughi picchiati e sfruttati nei vigneti del Chianti /Video

10 maggio 2016 | 17.08
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Profughi picchiati e sfruttati nei vigneti del Chianti /Video

Dodici ore di lavoro per pochi euro al giorno, nei campi in ciabatte in pieno inverno e anche punizioni corporali: è il drammatico quadro emerso da una maxi operazione contro lo sfruttamento del lavoro nero di cittadini extracomunitari nelle aziende del Chianti fiorentino. L'operazione è stata coordinata dalla Procura di Prato ed ha portato ad una trentina di perquisizioni tra le province di Prato e Firenze.

Sono stati notificati 12 avvisi di garanzia a una banda di nove pachistani accusati di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento di manodopera straniera clandestina. La banda ha reclutato centinaia di extracomunitari asiatici e africani, tra cui numerosi profughi da poco arrivati in Italia, per impiegarli come lavoratori nei campi, in particolare in cinque aziende vinicole nel Chianti fiorentino.

Nell'inchiesta della Procura di Prato, da dove partivano gran parte dei profughi, sono indagati anche tre professionisti italiani, consulenti del lavoro, accusati di aver fornito falsa documentazione per aggirare la legge sull'immigrazione e concorso esterno in associazione a delinquere.

L'operazione di oggi è stata condotta dalla Digos della questura di Prato in collaborazione con la polizia stradale, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e il Corpo Forestale dello Stato. Le indagini hanno accertato che a capo dell'organizzazione criminale c'erano una coppia di pachistani, moglie e marito, che avevano assunto complessivamente, attraverso due ditte, circa 170 persone. Era la coppia che reclutavano i profughi a Prato e poi li portavano a lavorare nel Chianti. Nessuno dei titolari delle aziende del Chianti è indagato.

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