L'organizzazione criminale era in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di beni archeologici: gli scavi clandestini in Sicilia, l’esportazione tramite corrieri in Germania, la vendita all’estero dei beni. Sono tre le misure cautelari eseguite dai carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale e dai militari della Compagnia di Termini Imerese a conclusione di un'indagine avviata nel 2014. In carcere è finito un 56enne di Siracusa, ritenuto dagli investigatori elemento di vertice della banda. Per un altro siracusano, invece, sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre l’obbligo di dimora, è scattato per un 50enne paternese. Altre 22 persone, invece, risultano indagate in stato di libertà.
Le misure cautelari sono state emesse dal gip del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura che ha coordinato l’attività investigativa. Numerose perquisizioni sono state eseguite in provincia di Catania, Caltanissetta, Enna e Siracusa. A fare scattare l’indagine, che ha permesso di sgominare l’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di beni archeologici tra la Sicilia e la Germania, è stata una serie di scavi clandestini a Termini Imerese (Palermo), presso il sito archeologico di Himera.
"Si tratta di un gruppo criminale ben strutturato - spiegano gli investigatori dell'Arma - operante sull’intero territorio siciliano. L’indagine, quindi, ha avuto come obiettivo quello di disarticolare la rete criminale, risalendo fino ai vertici dell’organizzazione". Durante le indagini sono stati accertati scavi clandestini nei siti archeologici di Termini Imerese, Corleone e Petralia Sottana, nel Palermitano, ma anche di Augusta (Siracusa), Cattolica Eraclea (Agrigento) e Mussomeli (Caltanissetta). Sono in corso indagini all’estero per recuperare i beni illecitamente esportati fuori dai confini nazionali.
