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Adozioni, Orlando: "E' il giudice a valutare, non c'è una soluzione che vale per tutti"

16 maggio 2016 | 17.19
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(Xinhua)
(Xinhua)

Nelle richieste di adozione "è il giudice che deve valutare la particolare situazione" che gli si presenta in giudizio, perché "la legge non dà una soluzione che prevede un automatismo". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, rispondendo a una domanda al termine della sua audizione in commissione Giustizia della Camera.

Secondo Orlando "non c'è una soluzione che possa valere per tutti e l'interpretazione dei giudici non è comprimibile in un campo come questo".

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In commissione Orlando ha poi riferito che "una verifica condotta presso tutti i Tribunali per i minorenni evidenzia che in tutta Italia sono circa 300 i minori che, benché dichiarati adottabili, non sono stati adottati".

"Per ciascuno di essi - ha spiegato - esiste una motivazione di particolare delicatezza: spesso, si è di fronte a condizioni di salute, fisica o psichica, particolarmente difficili e legate a patologie irreversibili; in numerosi casi, si tratta di ragazzi in piena fase adolescenziale, talvolta già oltre i 15, 16 anni, tra i quali non pochi stranieri non accompagnati, tutti dichiaratamente refrattari all’accettazione di una famiglia adottiva e legati a un ricordo strutturato e intenso del vissuto biologico, cui si accompagna il desiderio di un ritorno al contesto di appartenenza con il quale, in ogni modo, intendono rimanere in contatto".

Un altro dato riguarda la flessione delle adozioni internazionali. "Occorre ragionare sulla diminuzione, anche per mantenere alta la cultura dell'accoglienza del nostro Paese - ha detto Orlando - Le famiglie italiane necessitano di preparazione e accompagnamento sicuramente maggiori rispetto al passato".

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