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Raffica di intimidazioni allo chef Giunta: "Vado avanti ma ho paura, fuori dalla Sicilia sono senza tutela"

17 maggio 2016 | 13.11
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Dal profilo Facebook dello chef Natale Giunta
Dal profilo Facebook dello chef Natale Giunta

"Rifarei tutto quello che ho fatto, ma chiuderei prima la mia attività. E' lo Stato che ti porta a farlo. Non ho visto un solo euro per la mia azienda che dopo le mie denunce è stata messa a repentaglio". Natale Giunta, lo chef che ha denunciato e fatto condannare i suoi estorsori, volto noto al grande schermo per la sua partecipazione a 'La prova del cuoco', non nasconde la sua amarezza. E neppure la paura. "Sono scosso - dice all'AdnKronos - ma vado avanti, non ho altra scelta". Il suo ristorante è sotto vigilanza, ogni ora le forze dell'ordine perlustrano la zona. "Se qualcuno è entrato per ben due volte a distanza di poco più di 48 ore significa che non ha paura di niente e di nessuno" dice.

A postare su Facebook le foto di alcuni balordi mentre entrano nel suo locale e tirano fuori alcune torte dal frigo è stato lo stesso Giunta, a cui tre anni fa è stata assegnata la scorta. E' venerdì e le telecamere dell'impianto di videosorveglianza riprendono la scena. "Vorrei anticipare la mia denuncia contro questi elementi che venerdì sono entrati nella mia cucina alle 3 di notte. Che gente indegna che esiste" scrive Giunta sul social network. "Sono entrati, hanno preso due torte e le hanno lanciate contro il parabrezza del mio furgone, parcheggiato all'uscita. Non hanno urinato sulle torte ma le immagini delle telecamere li hanno ripresi mentre uscivano dal bagno" racconta lo chef che ha presentato denuncia ai carabinieri.

Ma stamani all'alba il suo ristorante nella zona del Castello a Mare è stato di nuovo preso di mira. "Hanno spaccato una porta - dice Giunta - ma non hanno portato via nulla. Anche per questo motivo non penso si sia trattato di un furto, ma di una minaccia e un atto di arroganza". Lo scorso anno a Giunta è stata tolta la scorta durante i suoi spostamenti fuori dalla Sicilia. Una scelta che preoccupa lo chef. "Io sono spesso fuori - dice - Domani, ad esempio, sarò a Roma per partecipare alla trasmissione della Clerici e andrò senza tutela. E' normale avere paura". Tornando indietro rifarebbe la sua scelta di legalità? "Rifarei tutto quello che ho fatto, ma non andrei avanti con la mia attività - ammette - Dopo la denuncia ho perso due milioni di fatturato l'anno".

"E' lo Stato che ti porta a chiudere, sono i numeri a parlare - dice ancora lo chef - Lo dimostra il fatto che il 90 per cento delle aziende di chi denuncia il racket delle estorsioni fallisce e la maggior parte dei testimoni di giustizia oggi è un dipendente pubblico. Io ho perso più del 70 per cento del mio fatturato e dallo Stato non ho visto un euro. A rischio ci sono i posti di lavoro e la mia stessa attività". Giunta non ci sta a essere etichettato come 'eroe antimafia': "Io non sono un paladino dell'antimafia, non faccio antimafia e non voglio medaglie. Sono un cuoco e voglio solo fare il mio lavoro. Ho denunciato perché era mio dovere come cittadino, ma la mia vita è stata distrutta. Vivo sotto scorta da tre anni e la mia azienda è continuamente messa a repentaglio".

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