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Caso Yara, la parte civile chiede risarcimento di 1,4 milioni per la famiglia

20 maggio 2016 | 18.18
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(Fotogramma)
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Massimo Bossetti è l'uomo che ha ucciso Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate. Non ha dubbi la parte civile che oggi, a Bergamo, ha tenuto la sua discussione davanti ai giudici della Corte d'Assise. Contro il carpentiere che continua a dirsi innocente c'è il Dna trovato sul corpo della vittima; una traccia biologica che pesa come "un macigno" e per i legali della parte civile rappresenta "la firma" dell'aggressione che ha portato a una morte di stenti per la giovane ginnasta abbandonata in un campo di Chignolo d'Isola il 26 novembre 2010.

Un omicidio che per Enrico Pelillo, il legale che rappresenta papà Fulvio e Keba la sorella maggiore di Yara, ha un "movente sessuale": Bossetti "ha costretto o indotto" la 13enne a salire sul suo furgone, poi "ha cercato di abusare di lei", quindi "l’ha  trascinata su quel campo, l’ha stordita  e l’ha colpita col coltello, l'ha abbandonata e lasciata morire". Un "mentitore seriale" che ha ucciso una ragazzina. Una versione che ha provocato, in aula, la reazione dell'imputato -"Non è vero assolutamente niente", ha sbottato - che differisce da quanto affermato nella requisitoria del pm Letizia Ruggeri per la quale il movente resta sconosciuto. 

L'avvocato di parte civile, che ha sottolineato il dolore e la riservatezza della famiglia Gambirasio, ha chiesto un risarcimento danni "perché ci obbliga la legge" di circa 1,4 milioni di euro: nel dettaglio la richiesta è di 983.970 per papà  Fulvio e 427.260 euro per la sorella Keba, con una provvisionale di non meno di 300mila euro per il padre e di 150mila per la figlia. Nella prossima udienza sarà la difesa di Bossetti a prendere la parola, poi ci sarà ancora spazio per le repliche e le controrepliche, quindi ci sarà la sentenza che, salvo sorprese, arriverà a metà giugno. 

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