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Roma, tensione a presidio antifascista: antagonisti assaltano furgone di turisti

21 maggio 2016 | 11.11
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Roma, tensione a presidio antifascista: antagonisti assaltano furgone di turisti

"Siamo circa 10mila". È l'annuncio degli organizzatori del corteo promosso da Casapound, partito questa mattina da una piazza Vittorio blindata e poi giunto al Colosseo.

A guidare il corteo un enorme manifesto con la scritta "Difendere l'Italia con lo spirito degli eroi del Piave", a fianco l'immagine del 'Fante del Carso' e la tartaruga simbolo del movimento (FOTO). In prima fila anche una bandiera di Alba Dorata. Più in basso davanti ai manifestanti un altro striscione con su scritto "L'Europe s'insurge contre la fatalite!".

Nel corso della manifestazione sono stati esposti striscioni con le scritte "Casa, lavoro, scuola, stato sociale. Prima gli italiani" e "Italia risorgi, combatti, vinci". Si sono levati cori come "Oggi per l'Europa si fa la storia, la gioventù che marcia fino alla vittoria" e "A Roma, Atene, Madrid e l'Ungheria fermiamo l'invasione, questa è casa mia".

Non lontano da piazza Vittorio, a piazza dell'Esquilino, il presidio di antifascisti e antagonisti. Si sono avuti momenti di tensione quando gli antagonisti hanno assaltato un furgone di turisti tedeschi che stava transitando verso Colle Oppio. I manifestanti hanno attaccato il veicolo con bastoni e pietre spaccando i finestrini. La persona alla guida del furgone ha inserito la retromarcia e nella fuga ha danneggiato alcune auto in sosta. Come riferisce la questura, è conseguenza "di un alterco il danneggiamento di un pulmino adibito al trasporto con conducente, a bordo del quale viaggiavano turisti tedeschi, finiti nello stesso percorso degli antagonisti".

Inoltre, sono in corso le indagini della polizia sull'aggressione a due giovani da parte di antagonisti. Lo fa sapere la Questura di Roma. A quanto si apprende, "in fase di afflusso" due ragazzini a bordo di un motorino sono stati scambiati per attivisti dell'estrema destra e aggrediti all'altezza della fermata della metro Cavour. Si indaga anche grazie alle immagini raccolte dalla polizia scientifica.

"Fare un corteo che parte da piazza Vittorio non è una provocazione - ha aggiunto - Noi viviamo qui, la nostra sede è a pochi passi, è provocatorio chi dice che non siamo benvenuti". "Non c'è apologia del fascismo, resto basito quando ne parlano. La guerra è finita 71 anni fa, e qui non ci sono né bandiere del Pnf né divise. Noi abbiamo già fatto cortei in altre città, questo è il terzo corteo che facciamo a Roma. È ridicolo che ogni volta si debba ripartire dall'inizio, e si parli di allarme sociale. Noi siamo una comunità pacifica, ma è chiaro che se attaccati rispondiamo".

Al passaggio del corteo in via Merulana, mentre i manifestanti intonavano il coro "Siamo noi, siamo noi, scudo e spada dell'Italia siamo noi" si sono sentite le urla "maledetti fascisti" di alcuni cittadini affacciati alle finestre.

Da un palazzo, dove era esposta una bandiera rossa di Che Guevara, sono state lanciate sul corteo alcune uova che non hanno però colpito nessun manifestante.

"Oggi non parleremo di politica, parliamo dell'identità di nazioni, popoli, confini. Qui c'è una piazza di uomini liberi con i sorrisi e le bandiere che manifesta le proprie opinioni, dall'altra parte c'è una piazza in cui c'è chi applaude chi assalta un banchetto e manda in ospedale un disabile. Nessuno può pensare di impedirci con la violenza di fare manifestazioni" ha detto durante il corteo Simone Di Stefano, candidato sindaco di Roma di Casapound.

Poi, dal palco a Colle Oppio ha scandito: "Ai nostri nemici dico 'ritiratevi, avete già perso', Casapound sarà protagonista in futuro della vita politica nazionale. Dopo il grande risultato di Bolzano e dopo che a Roma faremo un grandissimo risultato, saremo in grado di superare lo sbarramento e infilare i nostri combattenti, quei 'pazzi' come ci chiamano, nel Parlamento e nelle istituzioni, per far vedere la differenza di caratura umana tra noi e i soliti politici. Noi siamo sì i ragazzi di Casapound, ma siamo pronti ad amministrare le nostre città e a governare il Paese".

Di Stefano ha aperto il comizio, filmato dall'alto da un drone sul cui utilizzo indaga la Questura, rivolgendo un saluto al fratello al momento ai domiciliari perché, ha spiegato, "ha pagato sulla sua pelle la scelta di aver difeso gli italiani".

"Ricordiamo ai patetici buffoni che ci additano come razzisti e xenofobi, che razzisti e xenofobi sono loro", ha aggiunto. "Qui non c'è un paradiso e le persone che arrivano vivono ai margini delle città e non hanno nulla da fare - ha sottolineato - Noi vorremmo poter aiutare questa gente ma a casa loro, creando le condizioni perché non partano".

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