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Ambiente: Wwf, difendere biodiversità e animali conviene

22 maggio 2016 | 17.09
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Ambiente: Wwf, difendere biodiversità e animali conviene

Difendere la biodiversità e le specie come elefanti, rinoceronti, gorilla, tigri e leoni si traduce in un vero e proprio investimento economico oltre che in un’assicurazione sulla nostra vita futura e sul nostro benessere perché le complesse reti degli ecosistemi e le specie che li abitano sono la garanzia per una serie incredibile di servizi, quotidiani e gratuiti, che la natura offre al nostro sviluppo (dalla rigenerazione dei suoli, alla fotosintesi, ai regimi idrici, alla composizione chimica dell’atmosfera ecc.). E' quanto ricorda il Wwf Italia in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità che si celebra oggi in tutto il mondo.

"Molte specie, se protette dal bracconaggio e dalla distruzione degli habitat - sottolinea il Wwf -, possono rappresentare un vero volano di sviluppo per le popolazioni locali, sia per il loro straordinario ruolo di 'specie chiave' (quelle che gli studiosi definiscono appunto Keystone species) per un ecosistema particolare sia per il significativo indotto economico che possono produrre. Il turismo, che è una componente importante dei servizi ecosistemici ricreativi e culturali, è infatti oggi riconosciuto come un fattore fondamentale per lo sviluppo del 90% dei paesi ricchi di biodiversità ma in gravi situazioni economiche ed un settore cruciale per contribuire all’eradicazione della povertà".

Il Wwf ha lanciato una campagna per il 'Cuore Verde dell’Africa' (sms solidale 45599 attivo fino al 30 maggio) e contro un bracconaggio sempre più aggressivo che sta cancellando nel solo Congo nord orientale il 5% della popolazione di gorilla di pianura occidentale. Secondo stime dell'associazione ambientalista perdiamo ogni anno il 10% di tutta la popolazione di questi gorilla sotto i colpi dei bracconieri.

Servizi offerti dalla natura creano valore stimabile in circa 145.000 mld dollari annui

I guadagni di chi commercia nel mercato nero della natura vendendo i prodotti legati alle specie protette, come avorio, pelli, corni di rinoceronti, animali da collezione, carne di savana (bushmeat) alimentano un giro di affari illegale che nel mondo vale oltre 23 miliardi di dollari l’anno. Guadagni che spesso finiscono per finanziare i conflitti armati.

Di contro, secondo valutazioni elaborate da economisti ecologici, la somma dei servizi offerti dalla natura crea un valore stimabile in circa 145.000 miliardi di dollari annui, circa il doppio del Pil mondiale. Assieme ai servizi essenziali offerti dai sistemi naturali (come ad esempio, la depurazione delle acque da parte degli ecosistemi umidi, le capacità di assorbimento del carbonio da parte delle foreste), c’è anche il valore natura della biodiversità per il turismo da parte delle specie animali. La 'parte del leone', è il caso di dirlo, la svolge il 're della foresta', che più appropriatamente dovremmo definire il 'Re della savana': si valuta almeno in 500.000 dollari l’anno per ogni esemplare di leone calcolando gli investimenti in indotto turistico nel Parco di Amboseli, in Kenya.

Segue il gorilla, la specie che il Wwf ha scelto come simbolo per la sua Campagna contro i crimini di natura. Nel Parco Nazionale della foresta di Bwindi, in Uganda ad esempio l’osservazione di un solo gorilla dei 400 esemplari presenti nel parco da parte dei turisti frutta almeno 100.000 dollari l’anno che vanno nelle casse delle economie locali. In quest’unica area protetta il turismo generato dall’osservazione dei gorilla di montagna produce un reddito annuo di 15 milioni di dollari.

In Tanzania fauna selvatica rappresenta 90% delle entrate turistiche

Nel Parco del Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, il valore di un solo gorilla sale addirittura a 450.000 dollari l’anno. I gorilla rappresentano per Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo un’importante fonte di reddito, stimata in almeno 20 milioni di dollari all’anno (oltre 14 milioni di euro). Secondo un’importante ricerca commissione dal Wwf all’istituto Dalberg per il Parco del Virunga , se l’ecoturismo legato alla presenza dei gorilla fosse gestito al meglio il parco (il più antico dell’Africa) potrebbe potenzialmente produrre un’economia di 235 milioni di dollari l’anno.

Simile analisi è stata condotta nell’ambito di una ricerca recentemente pubblicata su Scientific American un elefante vale 76 volte più da vivo che non da morto. Il valore è stato calcolato sulla base del turismo dedicato all’osservazione degli elefanti secondo (valore calcolato sulla base di ricerche e dati condotti in Kenya, Tanzania, Zambia e Sud Africa) dove un esemplare produce in un anno un ritorno economico di 23.000 dollari che se calcolato per la vita media di un elefante raggiunge un totale di 1,6 milioni di dollari.

In Tanzania, uno dei paesi a crescita più rapida di tutto il pianeta, la fauna selvatica rappresenta il 90% delle entrate turistiche che è a sua volta la quarta industria del paese. Ma oggi questo paese è il sanguinoso teatro di una delle più drammatiche stragi di elefanti degli ultimissimi anni ed è facile prevedere la molto probabile ricaduta economica.

Anche le cernie nostrane rappresentano un'autentica risorsa

Stesse ricerche per le specie marine: i benefici economici indotti dalle attività dei sub attratti lungo i reef degli arcipelaghi dall’osservazione degli squali grigi della barriere corallina delle Maldive vale 3.300 dollari all’anno per ogni squalo. A Palau, invece, un singolo squalo di barriera può contribuire per quasi 2 milioni di dollari, nel corso della sua vita, all’economia dell’isola, come risulta da una ricerca dell’Istituto Australiano di Scienze Marine (Aims) e della University of Western Australia. In un rapporto del Wwf si documenta come gli oceani e la loro biodiversità generano benefici economici di almeno 2.500 miliardi di dollari l’anno.

Anche una balena ovviamente vale molto di più da viva che da morta. Nel 2008, secondo l’International Fund for Animal Welfare, 13 milioni di persone hanno generato, a livello mondiale, un fatturato complessivo di 2,1 miliardi di dollari per attività di whale watching, l’osservazione dei cetacei nel loro ambiente naturale, dando lavoro così a 13.000 persone.

Anche le cernie nostrane rappresentano un'autentica risorsa. Da una valutazione fatta per difetto qualche anno fa, la presenza di tre cernie, rispettivamente del peso indicativo di 12, 16 e 18 chilogrammi a Teja Liscia, nell’Area Marina Protetta di Tavolara, Molara, Punta Coda Cavallo, diventate il motivo di immersione per centinaia di sub, ha generato un indotto turistico in dieci anni, superiore ai 110.000 euro. Gli stessi pesci, se pescati, avrebbero potuto sfruttare poco più di 500 euro.

Enpa, strage ininterrotta e silenziosa nel nostro Paese

Complessivamente, invece, le 16mila immersioni fatte nel 2009 nell’Area Marina Protetta di Tavolara hanno prodotto, nel 2009, un fatturato di 23 milioni di euro, come emerge da una analisi dell’Università di Sassari. In Italia secondo il rapporto Ecotour sul Turismo Natura del 2014, il turismo naturalistico nelle strutture ricettive all’interno delle aree protette ha superato quota 100 milioni di presenze, con un fatturato di oltre 11 miliardi di Euro.

Da parte sua l'Enpa, l'Ente Nazionale Protezione Animali, in occasione della giornata mondiale della biodiversità, si sofferma in particolare su quanto avviene nel nostro paese. "Mentre sono giustamente sotto i riflettori i biocidi in Africa e in Asia, con la strage di elefanti, ippopotami, grandi felini, le luci non si accendono sulla strage ininterrotta e silenziosa in atto ormai da troppo tempo nel nostro Paese - ricorda l'Enpa - e che diviene sempre più intollerabile perché si colloca in un territorio in cui gli spazi per gli habitat sono sempre più ristretti, inospitali, minacciati. Ma questa è una strage che è anche strage di diritto: vittime la normativa italiana sulla tutela della fauna selvatica, le direttive europee 'Uccelli' e 'Habitat', e un animale simbolo come il lupo, minacciato non solo dai bracconieri ma da un 'piano di conservazione' che ne prevede l'uccisione".

"Eloquente esempio di questa guerra contro la natura - evidenzia l'Enpa - sono le 19 specie di avifauna che si trovano per unanime riconoscimento scientifico in uno stato di conservazione negativo, a volte in totale declino, e che, ciononostante, entrano ancora come specie cacciabili nei carnieri decisi dalle Regioni con calendari venatori, in disprezzo della vita naturale, della scienza e del buonsenso. Basterebbe, per aggiudicare all'Italia una maglia nera, la perdurante resistenza regionale nel negare l'emanazione dei piani faunistico-venatori, che sono la condizione base per poter ammettere qualunque possibilità di caccia, nonché le resistenze alle necessarie restrizioni dei tempi delle stagioni venatorie secondo il dettato europeo".

In un quadro così gravemente compromesso appare ineludibile ribadire "da un lato l'esigenza di interventi normativi a tutela della biodiversità, dall'altro la riaffermazione su tutto il territorio nazionale di quei controlli che oggi attraversano una fase delicata con la transizione del Corpo Forestale dello Stato e con lo scioglimento della Polizia Provinciale, in un Paese già duramente tanto colpito dal fenomeno del bracconaggio", conclude l'Enpa.

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