Donne radicalizzate sul web, disposte al martirio in nome della guerra santa, fiancheggiatrici di militanti, spesso in fuga per amore e combattenti in prima persona: l'operazione antiterrorismo della Polizia che a Brescia ha consentito di bloccare una coppia di aspiranti foreign fighters - lei bresciana, lui tunisino - in partenza per la Siria, fa emergere il fenomeno delle cosiddette 'spose della Jihad'.
Si calcola che nel mondo siano attualmente circa duemila, il 10% almeno dei circa 20mila foreign fighters in attività, le donne, in prevalenza europee e statunitensi, che hanno aderito alla causa jihadista, si sono trasferite in Siria, in Iraq e in tutti i fronti caldi dello Stato Islamico o progettano di dare una svolta jihadista alla loro vita. Per quanto riguarda l'Italia, sottolineano all'AdnKronos fonti qualificate, "siamo nell'ordine di meno di dieci donne militanti" tra i circa 100 foreign fighters 'italiani', numero che comprende i combattenti nati nel nostro Paese (una quindicina in tutto) e jihadisti stranieri che per un periodo della loro vita sono vissuti in Italia o hanno avuto a che fare con l'Italia.
Tra i casi più eclatanti quello di Alice Brignoli, 39enne lombarda che si presume sia partita per la Siria insieme al marito Mohamed Koraichi, di origini marocchine, per andare a combattere nelle file dell'Is. O quello di Maria Giulia Sergio, originaria di Torre del Greco, che ha raggiunto le zone di guerra e ha fatto perdere le proprie tracce.