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Il caso

"Aggredite e insultate in un bar di Roma a pochi passi dal Pride", la denuncia sui social

13 giugno 2016 | 13.57
LETTURA: 5 minuti

Alcune foto pubblicate dall'autrice del post di denuncia su Facebook, Barbara Vecchietti
Alcune foto pubblicate dall'autrice del post di denuncia su Facebook, Barbara Vecchietti

"Ieri c'era il Pride e per noi doveva essere una giornata di festa e di gioia. Invece il ricordo che ne serberemo sarà di rabbia, frustrazione ed impotenza". Inizia così il lungo post firmato da Barbara Vecchietti, da qualche ora diventato un piccolo caso sui social, che racconta di un'aggressione nei confronti di una donna e della sua compagna scaturita da una banale discussione in un centrale bar romano, avvenuta nell'indifferenza generale e terminata con un insulto omofobo da parte dell'aggressore a pochi passi da piazza della Repubblica, luogo da dove sabato scorso è partita la manifestazione dell'orgoglio Lgbt.

Il post, pubblicato un giorno fa e arrivato a circa 1200 condivisioni, è corredato di foto a testimonianza dell'evento e dei segni lasciati dall'aggressore sul collo di una delle due donne, nella speranza che qualche lettore possa riconoscere l'uomo e dare così un elemento concreto alle forze dell'ordine che in queste ore si stanno occupando del caso. Spiega Barbara: "Daniela è stata aggredita a suon di calci e manate in faccia a pochi metri da piazza della Repubblica, gremita di polizia in tenuta antisommossa, 1 ora prima dell'inizio della parata. Ne scrivo io perché Daniela è ancora troppo provata e non ne vuole parlare. Ma abbiamo bisogno dell'aiuto del mondo social per aiutare i Carabinieri ad identificare il bastardo protagonista di questo gesto codardo".

A dare il via alla discussione subito degenerata in violenza e avvenuta in un noto bar del centro di Roma, nella galleria Esedra, un semplice incontro fra cani: "Il nostro cane - racconta ancora l'autrice del post - si alza per andare ad annusare un altro cane piccolo, bianco e peloso (non so dire la razza). Daniela si alza subito per seguire Clok. L'altro cane ringhia a Clok e Clok risponde. Daniela immediatamente lo allontana, ma il padrone del cane bianco [...] comincia a prendere a calci Clok. Daniela, reagisce urlando e frapponendosi per difendere il cane e quel vigliacco in tutta risposta comincia a prendere a calci lei. Lei reagisce urlando e spintonandolo - è più alta di lui - io corro in suo aiuto ed inizia un tafferuglio con questo che sembra un pazzo. [...] In diverse occasioni questo afferra Daniela per il collo con una mano".

"La cosa va avanti per un po' fino a quando gli urliamo che avremmo chiamato la polizia. Daniela - spiega ancora - tira fuori il telefono per fargli delle foto e questo le strappa il telefono di mano. Continua ad urlare rifiutandosi di restituire il telefono, ricominciano i tafferugli, e ad un certo punto questo le strappa la camicia. Lei si ritrova in reggiseno davanti a questo che la guarda ghignando come un maiale. Interviene nuovamente il ragazzo alto con la barba che si frappone e gli dice "Smettila! Ridalle il telefono. Assumiti le tue responsabilità! Aspetta la polizia." Questo finalmente restituisce il telefono e se ne va con i suoi due compari. Fa una ventina di passi e quando è in fondo alla galleria urla "Lesbicacce di merda".

"Noi - conclude l'autrice del post - ieri il pride non lo abbiamo fatto. Ci abbiamo provato. Ma non ci siamo riuscite. Di fatto abbiamo attraversato il corteo per tornare alla macchina. Stanotte non abbiamo dormito. E stamane la rabbia, la frustrazione e la sfiducia nei confronti di questo Paese pieno di maschi frustrati e violenti e di gente che sta a guardare, sono forse ancora più brucianti. Scusate il tono disfattista che di solito non è il mio, ma oggi non ci riesco proprio a vedere il bicchiere mezzo pieno".

E l'appello non è stato vano. Nel tardo pomeriggio, infatti, Daniela Bellisario ha comunicato attraverso un commento al post la probabile avvenuta identificazione dell'uomo: "Innanzitutto - scrive Daniela - Barbara Vecchietti ed io vogliamo ringraziare per l’incredibile mobilitazione che si è sviluppata intorno all'episodio di violenza di cui io sono stata vittima. Questa mobilitazione non è stata vana perché ci ha consentito di identificare l’aggressore. Abbiamo infatti ricevuto diverse segnalazioni dalla comunità GLBT e tutte riconducono alla medesima persona. L'averlo identificato e venire a sapere che svolge una professione per la quale tale episodio assume dei connotati ancora più preoccupanti ci ha ulteriormente amareggiato aggiungendo motivi di sgomento. Noi procederemo fornendo il nome alle autorità competenti e segnalando all'ordine professionale di riferimento l'episodio affinché vengano fatte le valutazioni del caso e presi gli opportuni provvedimenti. Noi crediamo profondamente nella giustizia. Ci auguriamo che il protagonista di questo gesto, poiché teoricamente dovrebbe avere tutti gli strumenti che gli consentono di elaborare il comportamento e l'aggressività, stia facendo una profonda riflessione sull'accaduto e si assuma le sue responsabilità. Un grazie a tutt* per l'enorme abbraccio virtuale che ci ha scaldato il cuore".

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