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Terremoto, l'omelia del vescovo di Ascoli: "Non abbiate paura, non vi lasceremo soli"

27 agosto 2016 | 12.14
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(Afp)
(Afp)

Si sono svolti alla presenza delle massime autorità dello Stato, i funerali solenni per le vittime del versante marchigiano del terremoto che ha colpito il Centro Italia.

"Questo è il saluto della comunità per le nostre vittime, a cui uniamo nel ricordo i fratelli di Accumoli a Amatrice perché siamo un'unica famiglia". Così il vescovo Giovanni D'Ercole, aprendo i funerali.

"Cari amici - ha continuato il vescovo -, in questi giorni abbiamo sofferto, sperato e pianto insieme. Ora è arrivato il momento della speranza. Molti mi hanno detto 'che si fa ora?' Quante volte l'ho sentito dire. E' una domanda oggi senza risposta. La risposta forse è il silenzio, e la pace e per me la preghiera".

"Questa notte - dice ancora - ho rivolto questa domanda a Dio, gli ho presentato l'angoscia di tante persone, queste persone strappate da loro famiglie, sventrati dal terremoto. Che faranno?". "Sui social in tanti mi hanno scritto 'non ripetere le solite cose di voi preti'. E giusto invece che le ripetiamo e le diciamo insieme. Signore, c'è chi ha perso tutto.... Dove stai? - chiede ancora il vescovo - Apparentemente nessuna risposta, ma se guardate oltre scorgerete qualcosa di più profondo. Potete testimoniare che il terremoto può togliere tutto, tranne il coraggio della fede". La fede e lo stare insieme, indica il vescovo, "sono una scialuppa di salvataggio nel mare in tempesta".

"La notte del terremoto - ha raccontato - mi sono avventurato con un amico in Chiesa per vedere com'era ridotta. Nella stessa ore i vigili del fuoco stavano recuperando dalle macerie due bambine, due sorelle. Giulia è morta, Giorgia è viva. Giulia abbracciava la sorellina - dice ancora, tra i singhiozzi dei parenti - quello sembra un abbraccio tra la morte e la vita, ma a me sembra che in quell'abbraccio abbia vinto la vita". Il vescovo ha ricordato anche La piccola Marisol, 18 mesi appena, "so che dio non l'abbandona".

"Non abbiate paura, non vi lasceremo soli". Così ancora D'Ercole, ricalcando le parole di Papa Wojtila. "Io non vi abbandono - dice rivolgendosi ai familiari delle vittime - ma voi non perdete il coraggio, perché solo col coraggio potremo ricostruire le nostre case e le nostre chiese. E ridare la vita alle nostre comunità".

"Il terremoto è come un aratro. Quando passa ferisce la terra, ma è anche uno strumento per una nuova rinascita. La fede, questa difficile fede, ci indica come riprendere il cammino: piedi per terra e sguardo rivolto al cielo", indica il Vescovo tra la commozione dei presenti.

Durante la toccante omelia, il vescovo di Ascoli Piceno ha letto una pagina di Don Camillo, il celebre personaggio di Giovannino Guareschi, e di quando l'"originale parroco deve affrontare il dramma dell'alluvione". Anche quei cittadini sono alle prese con le domande rivolte a Dio: perché? La risposta data da don Camillo e indicata dal vescovo: "stare insieme è la scialuppa di salvataggio nella tempesta".

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