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Gesuiti, padre Sosa: "Nomina resta a vita ma non chiamatemi Papa nero"

18 ottobre 2016 | 14.25
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(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

Il superiore generale dei Gesuiti continua ad essere una nomina 'a vita' ma al nuovo preposito della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa, non piace granché l'appellativo di 'Papa nero'. Lo ha detto lui stesso con grande simpatia, nel corso della conferenza stampa alla Curia generalizia dei Gesuiti. Trova che l'appellativo 'Papa nero' sia simpatico?, gli è stato chiesto. "Noi facciamo un altro servizio rispetto al Papa - ha osservato padre Sosa - Siamo persone che vogliono aiutare e lo vogliamo fare dalla nostra posizione".

Dal momento che il predecessore, padre Adolfo Nicolas, si è dimesso a 80 anni e ci sono stati i precedenti di padre Arrupe e di padre Peter Hans Kolvenbach, è stato chiesto a padre Sosa se il ritiro dei superiori generali possa diventare regola. "La Compagnia di Gesù - ha evidenziato il venezuelano padre Arturo Sosa - continua ad eleggere 'a vita' ma naturalmente deve essere una persona capace di governare".

"Chi ha fatto la rinuncia in vita (penso a padre Arrupe, a Kolvenbach e anche a padre Nicolas) lo ha fatto perché era malato o stanco e sentiva di non farcela più. Come è accaduto anche a papa Ratzinger. Nella Compagnia di Gesù si conserva il generalato a vita, ma ovviamente bisogna essere in capacità di governo".

Quanto alle principali sfide, padre Sosa ha evidenziato che anche nel corso della 36esima Congregazione generale che lo ha eletto "la parola che si è ripetuta di più è 'riconciliazione'. In tutto il mondo ci sono guerre, si avvertono spaccature, c'è il dramma dei rifugiati, ci sono tanti migranti economici. Il nostro contributo dovrà essere quello di contribuire con un piccolo sforzo alla riconciliazione, che poi è riconciliazione con Dio e con il Creato".

Prosegue padre Sosa: "Papa Francesco ci chiede di non aver paura di buttarsi in mezzo ai confitti umani. Il Pontefice ha ricordato questo ai giovani con quel suo 'fate chiasso': il che vuol dire non conformatevi con quello che c'è nel mondo. Vale anche per la Chiesa, che deve essere Chiesa in uscita. Questa è anche la nostra missione".

Che rapporto ha padre Sosa con papa Francesco, latinoamericani e gesuiti entrambi? "Con papa Francesco è molto facile entrare in comunicazione", ha detto padre Sosa che ha incontrato per la prima volta Jorge Mario Bergoglio nel 1983: "Eravamo alla 33esima Congregazione della Compagnia. Poi ci siamo visti in altre cinque, sei occasioni relative alle case internazionali della Compagnia di Gesù".

Il nuovo superiore generale dei Gesuiti ha parlato anche della Cina e del lavoro che i padri gesuiti svolgono là. "Cercare l'impossibile mi sembra anche una missione dei cristiani. I Gesuiti hanno preso un impegno speciale. Le cose grandi incominciano con le piccole. In Cina abbiamo due forme di lavoro", ha spiegato padre Sosa raccontando che l'attività dei padri gesuiti si esplica particolarmente nelle università dove ci sono docenti della Compagnia di Gesù che insegnano lingue e materie economiche. Gesuiti anche a Taiwan, Hong Kong e a Makao dove ci sono istituti di formazione spirituale.

Padre Sosa ha indicato la carta d'identità del gesuita doc: "Senza la fede non si fa nulla, ma l'altra gamba è la profondità intellettuale. Se non siamo capaci di pensare a ciò che si fa, non è possibile che capiti l'impossibile. La Compagnia di Gesù investe tantissimo nella ricerca intellettuale". E, parlando del lavoro che lo attende, padre Sosa ha detto che "il generale non farà da solo. Serviranno assistenti come vigilanza per un buon governo. Servirà anche un ammonitore, persona che stia attenta a ciò che si farà. Consultori e assistenti nel governo centrale".

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