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Terremoto, deformata un'area di 600 km quadrati

02 novembre 2016 | 16.19
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(Ingv)
(Ingv)

I violenti terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre hanno deformato una zona di 600 km, "più stretta a nord e più larga a sud, estesa in lunghezza per circa 40 km e in larghezza per circa 15". E' quanto emerge dai dati radar acquisiti dai satelliti della costellazione Sentinel-1 del Programma europeo Copernicus. A ricostruire nel dettaglio l'andamento dei movimenti del suolo l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall’Istituto per il Rilevamento elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio nazionale delle Ricerche.

Le immagini mostrano come "verso l'interno dell'elisse il ribassamento del terreno aumenta fino a raggiungere, in prossimità del paese di Castelluccio di Norcia, circa 70 cm sulla verticale. Fuori dall'ellisse, a est e a ovest, il terreno è stato sollevato di alcuni centimetri. La linea verde rappresenta l'andamento approssimativo del sistema di faglie che ha originato i vari terremoti della sequenza. Sulla linea la punta dei triangoli indica il lato in cui i blocchi di Crosta Terrestre sono ribassati lungo le superfici di faglia. Le stelle verdi mostrano, invece, i tre eventi maggiori della sequenza".

"Le frange di colore mostrano un movimento del terreno complesso e che evidenzia due distinti fenomeni - spiegano - la dislocazione sismica, ovvero lo scorrimento degli opposti blocchi di crosta terrestre lungo le superfici di faglia profonde che hanno causato i tre terremoti principali, e i movimenti molto superficiali e localizzati come scarpate di faglia, riattivazioni di frane e sprofondamenti carsici. Alla rottura direttamente legata al sisma (la dislocazione sulla faglia) è imputabile l'andamento concentrico generale delle frange colorate. Mentre le interruzioni, gli addensamenti o le piegature ad angolo acuto delle frange sono dovute a movimenti di rottura più superficiali. Questo è il contributo che i terremoti, ripetendosi nel tempo, forniscono alla costruzione dei paesaggi appenninici. Utilizzando questi e altri dati è possibile ricostruire nel dettaglio la posizione e le caratteristiche delle faglie profonde e ottenere, quindi, informazioni molto importanti per la valutazione della sequenza sismica".

"La seconda figura mostra in grigio i 2 piani di faglia attivati con il terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso e una possibile ricostruzione (non un modello) del piano di faglia su cui sono probabilmente avvenuti gli eventi del 26 e del 30 ottobre, in rosa".

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