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Suicida per video hard sul web, tribunale: "Facebook doveva rimuoverli"

04 novembre 2016 | 17.08
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Suicida per video hard sul web, tribunale:

Facebook doveva rimuovere i contenuti relativi alla vicenda di Tiziana Cantone una volta che, dalla segnalazione degli stessi, ne era emersa l'illeceità e senza dover attendere necessariamente un provvedimento di un'autorità giudiziaria o amministrativa. A stabilirlo è il Tribunale civile di Napoli Nord, che si è espresso sul ricorso presentato da Facebook Ireland contro l'ordinanza che condannava la società al pagamento delle spese legali a favore della 31enne, suicidatasi lo scorso 13 settembre a Mugnano dopo la diffusione di alcuni suoi video hard sul web.

Il Tribunale ha accolto parzialmente il ricorso di Facebook nella parte in cui sancisce che l'hosting provider non è tenuto a controllare e a censurare preventivamente un contenuto, ma solo di rimuoverlo a seguito di una segnalazione da parte dell'interessato. Facebook Ireland è stata condannata a pagare 7mila euro di spese legali in favore di Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, difesa dall'avvocato amministrativista Andrea Orefice e dai penalisti Andrea Imperato e Massimo Melica.

Orefice si dice "soddisfatto" per la decisione dei giudici. Nell'ordinanza del Tribunale, spiega, "viene affermato un principio di fondamentale importanza anche ai fini della tutela dei diritti di altre vittime di casi analoghi a quello della povera Tiziana, e cioè che Facebook e più in generale gli hosting providers hanno l'obbligo di rimuovere contenuti illeciti dal momento in cui avviene la segnalazione di tale illiceità da parte dei soggetti interessati, anche in mancanza di un espresso ordine da parte dell'autorità amministrativa o giudiziaria".

Nel caso specifico, prosegue, "è stato accertato che Facebook aveva omesso di provvedere alla rimozione delle pagine incriminate, nonostante la loro illiceità le fosse stata resa nota con apposite segnalazioni da parte dei legali di Tiziana". L'auspicio ora, sottolinea l'avvocato, è "che anche a seguito di questa ordinanza Facebook contribuisca, fornendone le generalità o altri elementi identificativi in suo possesso, all'individuazione degli autori delle pagine di cui è stata riconosciuta l'illiceità, i quali con le loro pubblicazioni hanno certamente contribuito in modo significativo alla diffusione capillare e globale delle informazioni che hanno portato alla associazione del nome di Tiziana Cantone al contenuto dei video incriminati".

FACEBOOK - "Accogliamo questa decisione perché chiarisce che gli hosting providers non sono tenuti al monitoraggio proattivo dei contenuti": è il commento di un portavoce di Facebook che ribadisce l'impegno della piattaforma a lavorare con le autorità per evitare in futuro casi come quelli di Tiziana Cantone. "Siamo profondamente addolorati per la tragica morte della Sig.na Cantone e confermiamo il nostro impegno a lavorare con le autorità locali, gli esperti e le Ong per evitare che un caso simile accada di nuovo", prosegue.

"Non tolleriamo contenuti che mostrino nudità o prendano volutamente di mira le persone al fine di denigrarle o metterle in imbarazzo. Contenuti come questi - prosegue il portavoce - vengono rimossi dalla nostra piattaforma non appena ne veniamo a conoscenza".

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