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Terrorismo, Alfano: "Nessun Paese a rischio zero, 127 gli espulsi da gennaio 2015"

30 novembre 2016 | 11.35
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(Fotogramma)
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"Altre due espulsioni in questi ultimi giorni, eseguite per motivi di sicurezza dello Stato, l'ultima delle quali eseguita proprio questa mattina. Sale così a 127 il numero degli espulsi da gennaio 2015 a oggi nel contrasto all'estremismo religioso, di cui 61 dal 1 gennaio 2016". Lo evidenzia, dati alla mano, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, spiegando che va avanti "l’intensa attività di prevenzione per abbassare il più possibile il livello di rischio in Italia, pur nella consapevolezza che nessun Paese, oggi, può dirsi a rischio zero".

"Oggi - dice - è stato rimpatriato, con un volo partito da Milano Malpensa, un 26enne kosovaro, residente a Fiesse, in provincia di Brescia. Le indagini di Polizia hanno documentato che lo straniero era collegato al circuito di un foreign fighter marocchino, partito da Brescia nel settembre 2013 per raggiungere il teatro siro-iracheno dove si era unito alle milizie dell’autoproclamato Stato Islamico".

"Il profilo facebook del kosovaro è apparso subito molto interessante perché conteneva documenti e file di propaganda jihadista, nonché contatti con due noti islamisti, un tempo presenti in Italia e già destinatari di miei provvedimenti di espulsione. Inoltre, - ragguaglia ancora la nota del titolare del Viminale - era impegnato in azioni di proselitismo nei confronti di alcuni utenti del web, esortandoli ad unirsi al Califfato. Il kosovaro era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Brescia per il reato di apologia e istigazione per reati di terrorismo, aggravati dall’uso del mezzo telematico, eseguita lo scorso 3 novembre, ma il 18 novembre era stato scarcerato in ottemperanza all’ordinanza del competente Tribunale del Riesame".

Alfano spiega ancora che "è stato espulso in questi giorni anche un 42enne pakistano, in Italia dal 2006, frequentatore del luogo di culto tabligh di Prato, che aveva maturato un rapido processo di radicalizzazione indotto da un suo connazionale, già espulso per motivi di sicurezza dello Stato nell'aprile 2015. Le attività investigative e di intelligence hanno riscontrato che lo straniero manteneva contatti in Pakistan con ambienti islamici radicali e con soggetti che sostengono organizzazioni terroristiche attive in Afghanistan".

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