Una confisca da 6 milioni di euro è stata eseguita dai carabinieri di Milano nei confronti di Domenico Bianco, 78 anni, titolare di uno studio di consulenza contabile in città. L'uomo, pluripregiudicato per associazione per delinquere e reati fiscali e societari, è descritto come un "professionista fiscale privo di scrupoli, dedito alla commissione di reati di natura societaria e tributaria attraverso cui ha accumulato un ingente patrimonio immobiliare, fatto fruttare ulteriormente mediante l’affitto 'in nero' a cittadini extracomunitari".
L'uomo, definito il mago delle frodi fiscali per la sua grande competenza in materia tributaria e la straordinaria abilità nell'aggirare le norme, era diventato il punto di riferimento di numerosi imprenditori immobiliari che a lui si affidavano per schermare i propri beni e sottrarli alle imposizioni dell'erario.
Attraverso una serie di fatture false per operazioni inesistenti, creava un fittizio credito di imposta che poi sfruttava recuperandolo l’anno successivo sui nuovi redditi. Così facendo è riuscito ad accumulare un patrimonio del valore di circa cento milioni di euro.
I carabinieri hanno quindi dato esecuzione al decreto del Tribunale di Milano che ha disposto la confisca di 40 immobili e di 64 rapporti finanziari, per un valore complessivo di 6 mln di euro.
Tra i beni oggetto della confisca, alcuni immobili affittati in nero a cittadini sudamericani, per lo più peruviani, alcuni dei quali erano impiegati nello studio, altri ingaggiati dietro pagamento di somme dai 500 ai mille euro come prestanome di società riconducibili al fiscalista.
Sui conti correnti di alcune di queste società, costituite all'estero, transitavano i fondi illeciti che venivano poi riportati in Italia in contanti, tramite i cosiddetti 'spalloni', soggetti incaricati di attraversare la dogana a bordo di auto nelle quali è nascosto il denaro.
Il procedimento di prevenzione nei confronti di Domenico Bianco ha preso le mosse dagli approfondimenti investigativi nell’ambito del procedimento a carico dei fratelli Rocco e Domenico Cristodaro, sospettati essere i contabili del sodalizio criminale facente capo alla famiglia Mangano, attiva a Milano e Palermo, nei cui confronti si era proceduto alla confisca di un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare frutto di attività illecite.
