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Caso Rosboch, Defilippi: "Mi vergogno e chiedo scusa"

10 febbraio 2017 | 11.31
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"Mi vergogno di quello che ho fatto e chiedo scusa". Sono le parole pronunciate in aula durante l'udienza preliminare da Gabriele Defilippi, lo studente ritenuto responsabile, insieme a Roberto Obert, della morte di Gloria Rosboch, l'insegnante di Castellamonte, scomparsa da casa nel gennaio 2016 e ritrovata cadavere alcune settimane dopo in una discarica nei boschi del Canavese.

Il legale del giovane, Stefano Piazzese, ha annunciato che per il suo assistito chiederà il rito abbreviato subordinato a perizia psichiatrica. A questo proposito è stata prodotta documentazione da cui emergerebbe per i difensori "un anamnestico significativo".

All'udienza è presente anche la madre di Gabriele, Caterina Abbattista, attualmente agli arresti domiciliari, difesa dagli avvocati Gianpaolo Zancan e Tommaso Levi. A rappresentare l'accusa il procuratore capo Giuseppe Ferrando. In aula sono presenti anche i genitori della vittima, la mamma Luisa Mores ed Ettore Rosboch.

Ed è proprio a questi ultimi che Caterina Abbattista, la madre di Defilippi, esprime dolore e solidarietà perché "quello che è successo lascia sgomenti, senza parole". E lo fa leggendo in aula durante la prima udienza preliminare una dichiarazione diretta al giudice Alessandro Scialabba nella quale si dice "innocente e ingiustamente imputata dell'omicidio commesso da mio figlio" e fiduciosa che "il processo dimostrerà la mia innocenza".

"Autore di un fatto così orrendo, folle, inspiegabile e incomprensibile è mio figlio Gabriele. Come è difficile accettare la morte di un figlio così è difficile accettare che un proprio figlio uccida un'altra persona - scrive Abbattista attualmente agli arresti domiciliari - ancora oggi malgrado la confessione di Gabriele faccio fatica ad arrendermi all'idea che egli possa aver commesso l'omicidio di Gloria. Non l'accetto ora, e non l'ho accettato quando è iniziata tutta questa storia".

"Questa forse è l'unica colpa che oggi mi sento di rimproverarmi, non aver compreso fino in fondo mio figlio Gabriele e non averlo fermato in tempo", scrive ancora, ricordando che fin quando il figlio aveva 12 anni si era rivolta ai servizi sul territorio. "Ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per assistere Gabriele nel suo difficile percorso di crescita. Come madre mi sento di dire oggi che non lo abbandonerò e gli starò sempre al fianco nel percorso che la giustizia gli riserverà alla fine del processo".

L'udienza preliminare del processo è stata aggiornata a giovedì prossimo. In quella sede il giudice Alessandro Scialabba dovrà pronunciarsi sulle richieste avanzate oggi dai difensori degli imputati.

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