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Schiavizzato e violentato dal branco, la storia di un 15enne vittima dei bulli

14 marzo 2017 | 10.23
LETTURA: 4 minuti

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

a cura della redazione web

Un ragazzo fragile, uno studente al primo anno di un istituto tecnico superiore. E' questa una delle vittime prese di mira dalla baby gang delle stazioni, un vero e proprio 'branco' che agiva nel pavese. Le loro 'prede' erano per lo più soggetti ritenuti più deboli, incapaci di difendersi, tra compagni di classe o vicini di casa.

In particolare una di queste vittime, questo studente 15enne, è stato oggetto di una vera e propria persecuzione giunta sino a vere violenze fisiche e umiliazioni che venivano riprese con i telefonini per ridicolizzarlo con gli altri e aumentare il suo stato di prostrazione fino a realizzare una vera e propria sudditanza nei confronti del branco. Atti persecutori, che sono diventati con il tempo il loro passatempo.

Il 'branco' riusciva a imprigionarlo nella propria tela, sfruttando l'ascendente di uno dei componenti su di lui, suo compagno di classe e che il 15enne bullizzato oltre a crederlo amico, vedeva quale persona da emulare. Per questo e per non essere emarginato dal gruppo, aveva anche accettato piccole angherie e prese in giro. Successivamente, però, tali angherie avevano iniziato a diventare insopportabili, tanto che l'adolescente in più di una occasione, accorgendosi della presenza dei bulli, aveva cambiato strada o era scappato. Ma loro erano andati a cercarlo per costringerlo a veri e propri abusi e per utilizzarlo nei loro giochi prevaricanti e violenti, anche e solamente per avere qualcosa da poter fotografare con i telefonini e quindi esibire come trofeo ad altri coetanei, per vantarsi e farsi vedere, dal loro punto di vista, grandi e belli.

Gravissima anche la diffusione di tali immagini che, tramite Whatsapp, Twitter, Instagram, Facebook, Telegram, Imessage ed altri, avveniva tra tutti i coinvolti e i loro compagni di classe, che si guardavano bene dall’informare genitori e insegnanti, un po' per la paura di ritorsioni e un po' per la mancata comprensione della portata degli atti ripresi.

La gravità delle violenze e della persecuzione nei confronti dello studente 15enne ha raggiunto il suo apice nei mesi di dicembre 2016 e gennaio 2017, quando i bulli, dopo averlo braccato per strada, hanno imposto al ragazzo di bere alcolici (se non lo avesse fatto lo avrebbero picchiato) fino a quando l'adolescente non è più stato in grado d'intendere e volere. A quel punto, lo hanno portato in giro per la città, teatro della vicenda, legato a una catena, prima al collo, poi attorno al busto, a mo' di cane al guinzaglio. In un'altra, più brutale occasione, lo hanno denudato, tenuto appeso per le gambe a testa in giù, sospeso sopra a un ponte, costringendolo a subire atti sessuali, brutalizzandolo con l'utilizzo di una pigna e fotografando la violenza. Fotografia che è stata poi divulgata a terzi tramite applicazioni di messaggistica istantanea.

I Carabinieri di Vigevano sono riusciti prima a convincere alcuni genitori, preoccupati per quanto sarebbe potuto succedere ai loro figli, a presentare alcune denunce. Poi in breve tempo hanno individuato il gruppo di ragazzi, che proprio per la gravità dei reati di cui sono indiziati non sono stati denunciati, ma arrestati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, pornografia minorile, violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato della vittima.

Importante l'aiuto di uno studente, coetaneo della vittima di 'bullismo' e testimone dei fatti, che ha acquisito una delle fotografie della violenza sessuale divulgata dal branco, in cui i componenti si mostravano visibilmente compiaciuti della tragica rappresentazione e che, in un secondo momento, ha deciso di testimoniare circa le violenze a sua conoscenza subite dal coetaneo e amico.

Il branco è un gruppo di una decina di ragazzi di 'buona famiglia', figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Cinque in particolari i bruti, 3 hanno 15 anni, uno ne ha 16, e c'è anche un 13enne, per questo non imputabile: sono stati rinchiusi nell'Istituto Penale Minorile 'Cesare Beccaria' di Milano a disposizione del Tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo, competente territorialmente.

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