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"Volevano mettere una bomba a Rialto", sgominata cellula jihadista a Venezia

30 marzo 2017 | 07.10
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Sgominata cellula terroristica jihadista nel centro storico di Venezia. Sono state eseguite stanotte tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, un fermo e dodici perquisizioni in un'operazione antiterrorismo congiunta di Polizia e Carabinieri, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Venezia.

''Fare un attentato a Venezia significa guadagnarsi subito il paradiso, per quanti miscredenti che sono qui: bisogna mettere una bomba al Ponte di Rialto''. E la replica: ''Sì, buttiamo una bomba e poi: boomm, boomm''. E' quanto si sono detti due dei quattro kosovari arrestati nella città lagunare, rivelato dal procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito. ''E' questa la frase preoccupante e allarmante che abbiamo scoperto nel corso delle intercettazioni avviate già l'anno scorso - ha spiegato il procuratore - su questo gruppo di 4 kosovari arrestati nella notte''.

La complessa indagine, condotta dal Reparto operativo del Comando Provinciale veneziano e dalla Digos della Questura di Venezia, ha condotto all’individuazione della cellula jihadista: persone, dinamiche relazionali, radicalizzazione religiosa, luoghi di frequentazione, fino a giungere ad una conoscenza dell'attività criminale tale da permettere l’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e il fermo di un soggetto minorenne, tutti originari del Kosovo e presenti in Italia con regolare permesso di soggiorno.

Il blitz si è svolto con l’intervento dei reparti speciali Nocs della Polizia e Gis dei Carabinieri per l’irruzione nelle abitazioni degli indagati. Contemporaneamente sono state eseguite dodici perquisizioni, tutte in centro storico, tranne una in terraferma a Mestre e una in provincia di Treviso.

I tre kosovari arrestati sono Fisnik Bekaj, Dake Haziraj e Arjan Babaj,. Non è stato invece diffuso il nome del quarto, il minorenne. "Gli arrestati avevano plaudito - hanno spiegato gli investigatori- in particolare all'attentato di Londra. Quanto ai rischi che si sarebbero corsi a Venezia, hanno invece sottolineato che la cellula jihadista non sarebbe stata in grado di colpire, proprio perché 'attenzionata'. Nel corso delle perquisizioni sono state trovate alcune pistole, di cui si sta ora valutando se siano vere o pistole giocattolo. Ma il procuratore Adelchi D'Ippolito ha sottolineato che, comunque," l'elemento delle armi per i terroristi del tutto secondario in quanto il modus operandi è quello di procurarsi le armi o l'esplosivo alla vigilia dell'azione terroristica".

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