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Cannabis di Stato, procuratore antimafia infiamma il dibattito

06 maggio 2017 | 13.16
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"I nemici sono i signori della droga non tre milioni di consumatori". Partendo da questo punto fermo, il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, spiega il suo sì alla liberalizzazione della cannabis, precisando "priorità" e "articolazioni" di una strategia. "Il mio pensiero - osserva in un'intervista a 'Repubblica' - è che se questa scelta va attuata, deve essere assunta ad una condizione: che se ne occupino i Monopoli".

Roberti spiega che si devono stabilire delle priorità: "E la nostra non può che essere la lotta agli imperi criminali". Rifiuta però l'immagine di un 'partito' dei magistrati per la legalizzazione. "Essa non solo non è reale - annota - perché esistono orientamenti e pareri diversi; ma anche perché non rispecchierebbe la complessità e anche l'impegno e la partecipazione civile e sociale che non può essere vietata ai magistrati, e che comunque arricchisce un dibattito magari utile al Paese. E al legislatore".

Il punto, dice Roberti, resta il ruolo dello Stato: "Deve essere lo Stato nella sua centralità, e in via esclusiva, a occuparsi della coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati. Così sottrarremo spazi di mercato alle organizzazioni criminali come 'ndrangheta e camorra, o ai clan nordafricani, afgani, albanesi". No alla gestione a giovani coop. "Non si può correre il pericolo che i criminali rientrino dalla finestra", sottolinea Roberti.

LE REAZIONI - Per il deputato di Mdp, Arturo Scotto, le parole del procuratore nazionale antimafia "sono sagge e rappresentano una svolta storica. La legalizzazione della cannabis non è più un tabù. Non fa il suo mestiere uno Stato che anziché colpire la criminalità organizzata punisce 3 milioni di consumatori. Adesso in Parlamento si sblocchi la legge sulla Cannabis Legale che è stata firmata da 250 parlamentari e che da un anno è arenata in Commissione giustizia a causa dell'ostilità della destra e della timidezza del governo. Noi siamo pronti".

"E' ora che il Pd, il governo e la sua maggioranza sblocchino la discussione sulla legge di legalizzazione, arenata da 2 anni in Parlamento" afferma Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, aprendo i lavori della direzione nazionale a Roma. "Lo Stato deve colpire al cuore gli affari delle mafie e non limitarsi a colpire milioni di consumatori, impegnando inutilmente le forze dell'ordine. Non sono più sopportabili - conclude Fratoianni - furbizie e tatticismi di piccolo cabotaggio da parte del Pd su vicende come questa".

Anche il senatore e sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova si augura che il Pd "consenta finalmente la discussione della proposta di legge depositata da due anni alla Camera e sottoscritta anche da molti parlamentari democratici e da quasi tutti i deputati del principale partito di opposizione, il M5S".

Di tutt'altro avviso Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. "Sono ferocemente contro la droga e contro la legalizzazione della cannabis - sottolinea - Legalizzare le sostanze stupefacenti non serve a nulla, allarga solo la platea di chi ne fa uso. Dire che con la legalizzazione e con la gestione da parte dello Stato si batte la malavita, si battono i clan, è una stupidaggine. Altri magistrati la pensano in maniera totalmente diversa". "I magistrati facciano bene e unicamente il loro mestiere, li inviterei a combattere con decisione e determinazione i clan, piuttosto che pensare a legalizzare la cannabis. Anche i bravi magistrati ogni tanto dicono sciocchezze", conclude l'esponente azzurro.

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