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Roma, sigilli a ristorante vip Assunta Madre: in manette titolare

09 maggio 2017 | 08.37
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(fermo immagine da video)
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Da Terracina al cuore di Roma fino a Montecarlo. Un'ascesa imprenditoriale ricca di successi e soldi quella del proprietario del ristorante dei vip 'Assunta Madre', finito oggi agli arresti, insieme ad altre cinque persone, per intestazione fittizia di beni, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro di provenienza illecita. Dopo il ristorante di pesce nella centralissima via Giulia, l'uomo aveva aperto 'Assunta Madre' anche a Milano, Londra e Barcellona. E per il futuro prossimo puntava a Montecarlo. ''Fare un'operazione a Montecarlo seria e importante'', dice in alcune intercettazioni.

Oltre al proprietario del ristorante, nell'operazione 'Nettuno' sono stati arrestati anche i figli di 27 e 25 anni, entrambi ai domiciliari, il direttore di una filiale romana della Banca del Fucino (custodia cautelare in carcere), un imprenditore e un commercialista (ai domiciliari). Disposto ed eseguito anche il sequestro preventivo di diversi beni. I provvedimenti cautelari rappresentano la sintesi e il punto di incontro di un’indagine, condotta, in una prima fase dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Roma e, successivamente, dal Gruppo Investigativo Antiriciclaggio del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma.

L'attività operativa si è concentrata sulla ricostruzione e l'analisi delle circostanze che hanno caratterizzato l'ascesa imprenditoriale del proprietario di 'Assunta Madre', pregiudicato per reati associativi, di natura anche mafiosa, delitti contro il patrimonio, usura ed estorsione aggravata, già coinvolto in contesti associativi e destinatario di misure di prevenzione a causa dei suoi rapporti mai cessati con esponenti di spicco della criminalità organizzata. L'uomo è dimostrato capace di costituire numerose e redditizie attività commerciali, tra cui i rinomati ristoranti con il marchio 'Assunta Madre', effettuando svariati investimenti immobiliari, il tutto avendo cura di intestare i beni a prestanome privi di risorse economiche per evitare di figurare come titolare effettivo, pur mantenendone saldamente la direzione.

Le illecite attività sono state realizzate in un contesto associativo in cui sono maturati dei rapporti qualificati e privilegiati intrattenuti dall’indagato con esponenti della criminalità organizzata, come emerso nel corso delle indagini da intercettazioni telefoniche e ambientali. In particolare, determinante nel disegno criminoso è stato l’apporto fornito dal commercialista e dal direttore di banca, raggiunto dal provvedimento restrittivo per aver riciclato 888.244,36 Euro, provento derivante dalle attività illecite dell’indagato principale.

Gli accertamenti bancari effettuati dai militari del Gruppo Investigativo Antiriciclaggio sui conti correnti della rete delle società e dei prestanome, hanno permesso di ricostruire i flussi finanziari, rilevando come i proventi illeciti siano stati riciclati in attività imprenditoriali ed immobiliari.

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