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Medicina: 800 mila italiani con emicrania cronica, tossina 'spegne' dolore

12 maggio 2017 | 17.26
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In Italia 5 milioni di persone soffrono di emicrania. Le donne sono le più colpite: il 18% rispetto al 9% degli uomini. L’impatto sulla qualità della vita è rilevante: secondo uno studio multinazionale condotto su giovani donne emicraniche, il 71% non riesce a svolgere attività lavorativa o scolastica. Con costi diretti per il Sistema sanitario nazionale di più di 2,5 milioni di euro, e indiretti di circa 20 miliardi l'anno. Ma ancora più invalidante è l'emicrania cronica, caratterizzata da un dolore che si protrae per più di 15 giorni al mese, che colpisce 800 mila italiani, circa l'1-2% della popolazione. Ma l’impiego della tossina botulinica di tipo A, unico farmaco oggi approvato per l’indicazione dell’emicranica cronica, riesce a ridurre il periodo di disturbo per oltre la metà (VIDEO).

E' quanto emerso nell'incontro 'Gestione dell’emicrania cronica: trattare prima per ridurre il peso della malattia', organizzato da Allergan alla Casa del Cinema a Roma. "La tossina botulinica di tipo A (Onabotulinumtoxin A) è stata approvata qualche anno fa ed è disponibile in commercio con le indicazioni per l’emicrania cronica – spiega Cristina Tassorelli, professore associato di Neurologia dell’Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Scienze neurologiche del comportamento - E' un farmaco che ha diversi vantaggi perché non si prende per bocca ma viene somministrato con delle piccole punturine a livello della fronte, muscoli delle tempie, muscoli posteriori e del collo e il trattamento va fatto ogni 12 settimane. Inoltre, al di là dell’efficacia dimostrata in studi clinici controllati, è molto ben tollerato".

"Gli effetti collaterali sono minimi, transitori e relativi alla puntura, non ci sono effetti collaterali sistemici - prosegue Tassorelli - Il farmaco non da incontinenza né bruciore allo stomaco e il beneficio inizia già dopo la prima settimana comunque nel primo mese e dura per qualche mese. Dopo 12 settimane bisogna ripetere il trattamento per mantenere il beneficio. L'esperienza clinica ha dimostrato che la somministrazione ripetuta potenzia l’effetto: i pazienti passano da 28 giorni di mal di testa al mese a 20 con il primo trattamento, poi a 15-10. Si tratta di più di metà vita regalata".

La pratica clinica induce inoltre gli esperti a pensare che il farmaco sia più efficace nei pazienti in cui il trattamento è avvenuto in fase precoce, vicino ai primi episodi di emicrania cronica. Ma quali sono i campanelli di allarme? "L'80% degli emicranici cronici abusa di farmaci - osserva Paolo Martelletti, professore associato di medicina interna dell’Università sapienza di Roma - Dunque, non bisogna sottovalutare l’aumento dell'uso di analgesici non controllato, l’aumento naturale della frequenza delle crisi e soprattutto la mancanza di controllo immediato di queste crisi: l’emicrania nella forma cronica va curata con farmaci di riduzione della frequenza delle crisi, che non sono gli analgesici".

In questo senso la diagnosi precoce assume un rilievo fondamentale: "E' importantissima - osserva ancora Martelletti - Tutti gli emicranici tendono spontaneamente a cronicizzare e poi c'è la componente della presenza di emicranici in famiglia. Non bisogna sottovalutare i primi attacchi con nausea, vomito, disturbo della luce, e ricerca del buio, ma cominciare a gestire i giovani pazienti in modo adeguato con farmaci di primo livello".

Sono molti infatti in presenza di mal di testa a ricorrere all’automedicazione attraverso l’utilizzo di analgesici, con rischi associati a un uso prolungato e spesso inappropriato della cura. "L'emicrania cronica è in genere l'evoluzione negli anni di una forma episodica che lentamente aumenta di frequenza e tenta di occupare tutto il mese del paziente - osserva Francesco Pierelli, professore ordinario di Neurologia dell'Università Sapienza di Roma - con un impatto sulla qualità della vita molto pesante perché il paziente ha difficoltà lavorative e familiari collegate alla presenza di questi mal di testa, inoltre fa spesso un uso eccessivo di farmaci analgesici con tutti gli effetti collaterali che possono comportare".

"L'abuso di farmaci è inutile e dannoso perché tende alla cronicizzazione ed espone al rischio di effetti collaterali dei farmaci di cui si abusa. Per scongiurare questa ipotesi - spiega Gioacchino Tedeschi, direttore del Dipartimento assistenziale di medicina polispecialistica della II Università di Napoli - il paziente dovrebbe essere trattato precocemente nei centri specializzati di II-III livello. Dovrebbe fare disassuefazione e poi gradualmente andare incontro a una profilassi gestita dallo specialista".

Qual è dunque il percorso clinico che deve affrontare il malato di emicrania cronica? "Il paziente con emicrania cronica dovrebbe innanzitutto parlare con il medico di medicina generale ed evitare di addentrarsi nel mondo del web dove si trovano soluzioni improbabili - aggiunge Pietro Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore dell’ospedale San Raffaele di Milano - Poi deve necessariamente rivolgersi a un centro specializzato. L'Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nel mondo nella ricerca e cura del mal di testa e i centri di riferimento per l'emicrania sono moltissimi. Lì il paziente può essere trattato e seguito in maniera adeguata, anche per tutte le altre situazioni affiancano il mal di testa e che l’hanno cronicizzato".

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