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Tortura, sì del Senato a disegno di legge che introduce il reato

17 maggio 2017 | 13.06
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Immagine d'archivio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine d'archivio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

“Oggi è stato compiuto un passo decisivo per l’introduzione del delitto di Tortura nel nostro ordinamento. Il voto a larghissima maggioranza del Senato, con soli 8 contrari e 34 astenuti, ci consente finalmente di sbloccare una fase di stallo che è durata troppo". Così, in una nota, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

Il testo, "frutto delle necessarie mediazioni parlamentari, ci avvicina all’obiettivo di introdurre nel nostro ordinamento una nuova figura di reato, su cui anche molti organismi internazionali sollecitano da tempo il nostro Paese. Ora l'auspicio è che la Camera approvi in tempi rapidi e in via definitiva la legge, colmando cosi un vuoto normativo molto grave”.

"Non ho partecipato al voto sull'introduzione del delitto di tortura nel nostro ordinamento perché lo considero un brutto testo - commenta il senatore del Pd, Luigi Manconi - E la scelta di non votarlo è per me particolarmente gravosa visto che del disegno di legge che originariamente portava il mio nome, depositato esattamente il primo giorno della presente legislatura, non rimane praticamente nulla".

"Innanzitutto - spiega - perché il reato di tortura viene definito comune e non proprio, come vogliono invece tutte le convenzioni internazionali dal momento che si tratta di una fattispecie propria dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio. Derivante, quindi, dall'abuso di potere di chi tiene sotto la propria custodia un cittadino. Inoltre, nell'articolato precedente, si pretendeva che le violenze o le minacce gravi fossero 'reiterate'. Questa formula è stata sostituita nel testo attuale da 'più condotte'. Dunque il singolo atto di violenza brutale (si pensi a una sola pratica di water boarding) potrebbe non essere punito".

"Ancora, la norma prevede perché vi sia tortura un verificabile trauma psichico. Ma i processi per tortura avvengono per loro natura anche a dieci anni dai fatti commessi. Come si fa a verificare dieci anni dopo un trauma avvenuto tanto tempo prima? Tutto ciò significa ancora una volta che non si vuole seriamente perseguire la violenza intenzionale dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio in danno delle persone private della libertà, o comunque loro affidate, quando invece è solo l'individuazione e la sanzione penale di chi commette violenze e illegalità a tutelare il prestigio e l'onore dei corpi e della stragrande maggioranza degli appartenenti", conclude.

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