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Caso Garlasco, Stasi fa ricorso straordinario in Cassazione

24 maggio 2017 | 14.28
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Alberto Stasi (FOTOGRAMMA) - (FOTOGRAMMA)
Alberto Stasi (FOTOGRAMMA) - (FOTOGRAMMA)

Ricorso straordinario di Alberto Stasi contro la sentenza emessa dalla Cassazione il 12 dicembre 2015 con cui è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia). 

In base all’articolo 625 bis del codice di procedura penale, Stasi chiede la revoca della sentenza per "errore di fatto" sostenendo che i giudici dell'appello dovevano riascoltare i testimoni assunti come fonti di prova in primo grado. Non farlo - a dire del condannato - ha portato a una condanna "frutto di un processo non equo". Un "errore" che ha inciso "in maniera determinante" sulla decisione e che ha avuto "ripercussioni drammatiche" sulla vita del 34enne, detenuto nel carcere milanese di Bollate. 

Stasi chiede di disporre l'annullamento con rinvio, quindi che si esprimano nuovamente i giudici d'appello. In caso positivo chiede anche di "sospendere gli effetti del provvedimento", ossia di tornare libero fino alla nuova decisione definitiva (tema su cui non può decidere direttamente la Suprema Corte, ndr). La prima sezione della Cassazione ha fissato l'udienza per discutere del ricorso straordinario il 27 giugno prossimo.

LE TAPPE DEL PROCESSO - Nel documento di 39 pagine, Stasi - difeso dall'avvocato Angelo Giarda - mette in discussione il modo in cui le stesse prove sono state valutate in maniera diametralmente opposta. Giudicato con rito abbreviato è stato assolto dal gup e in secondo grado, ma la Cassazione ha rimandato gli atti ai giudici d’appello affinché valutassero nell’insieme gli elementi raccolti. Un ribaltone dopo una doppia conforme mai avvenuto prima in un caso di omicidio. Nel processo d’appello bis, Stasi è stato condannato a 16 anni, pena confermata in via definitiva sulla base di nuovo elementi e non di una loro rilettura.  Eppure, lamenta Stasi, i testimoni o le prove che hanno concorso ai cinque gradi di giudizio sono stati acquisiti solo una volta.

L'esperto che ha trovato il Dna di Chiara sui pedali della bicicletta, chi ha eseguito gli esperimenti sull’essiccazione delle macchie di sangue sul pavimento di via Pascoli, sulle suole delle scarpe di Alberto o sui tappetini della sua auto, le due testimoni che hanno descritto una bici fuori dalla villetta la mattina del delitto - solo per citare alcuni punti elencati nel ricorso - sono stati sentiti unicamente dal gup. La condanna è stata  pronunciata "senza che tali prove dichiarative venissero nuovamente assunte" dai giudici del secondo grado eppure "la percezione diretta" è una "condizione essenziale" per valutare con "correttezza e completezza". 

Un "errore di fatto" che ha limitato il diritto di difesa e che Stasi vuole si corregga perché "il diritto ad un equo processo" è sancito dall'articolo 117 della Costituzione ma anche dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (Cedu). In questo senso chiede che la Cassazione revochi la condanna e in via del tutto subordinata sollevi la questione di legittimità costituzionale riconoscendo che avrebbe dovuto annullare la sentenza d'appello "in quanto le prove ritenute decisive dal primo giudice" che assolve l'imputato "risultano sconfessate cartolarmente dalla pronuncia di condanna".

IL LEGALE DEI POGGI - Il ricorso straordinario di Alberto Stasi contro la sentenza è "palesemente inammissibile". Così Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia della vittima, commenta all'Adnkronos la decisione di Stasi di 'impugnare' la sentenza definitiva, arrivata dopo ben cinque gradi di giudizio.

"Ricordo che la difesa non ha chiesto di risentire i testimoni davanti ai giudici dell'appello e oggi si lamenta del fatto che la Cassazione per un inverosimile errore di fatto non avrebbe rilevato d'ufficio questo inesistente errore", spiega Tizzoni.

La condanna di Stasi "non si basa - sottolinea l'avvocato - sulla rilettura degli elementi che in primo grado avevano portato all'assoluzione ma su elementi nuovi frutto del completamento di quanto mai fatto in primo grado; per cui gli elementi del primo grado non sono stati rivalutati ma doverosamente completati". L'ultima mossa della difesa Stasi non spaventa il legale della famiglia Poggi: "Alberto Stasi è l'unico colpevole".

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