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Libri: 'Vivere', Storia di Selma la profuga che donò i suoi organi

09 giugno 2017 | 12.23
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Ugo Bertotti e Bruno Gridelli
Ugo Bertotti e Bruno Gridelli

E' il settembre del 2013 e al porto di Siracusa arriva un barcone soccorso nei giorni precedenti nel Canale di Sicilia. A bordo ci sono centinaia di persone, tra cui molte donne, bambini, persino neonati. Tra loro c'è Selma, una donna palestinese di 49 anni, infermiera professionale, sposata e madre di due figli. Ma Selma non sta bene. Nel passaggio sul barcone, prima della traversata, è caduta e ha sbattuto la testa. Pensate, ha fatto tutta la traversata stando male. Sdraiata a terra, con una forte emicrania. Solo al suo arrivo si scopre che ha un vasto ematoma in testa, proprio dovuto alla caduta. La donna viene portata in ospedale a Siracusa, dove incontra Hasan Awad, un medico palestinese, come lei. Che parla la sua lingua. E si rassicura. Ma dopo quattro giorni di ricovero, Selma peggiora. Perde conoscenza e finisce in Rianimazione. Non c'è più attività cerebrale.

Hasan, con il dolore nel cuore, va dai familiari di Selma per dare la brutta notizia. E nello stesso tempo chiede loro anche un'altra cosa. Che non è facile da chiedere: Di donare gli organi. "Ci saranno persone che vi saranno molto grate per questo", dice Hasan al marito. Che acconsente. Grazie alla donazione di Selma tre persone hanno avuto un'altra possibilità. Adesso la storia di Selma è diventato un libro, intitolato 'Vivere' (Fandango), presentato a Palermo dall'autore Bertotti, con il professo Bruno Gridelli che per tanti anni ha diretto l'Ismett di Palermo e il medico palestinese Hasan Awad.

Il fegato e un rene di Selma furono assegnati proprio all’Ismett: l'Istituto Mediterraneo di alta specializzazione per i trapianti, che di recente ha festeggiato i venti anni di attività. Il primo trapianto era stato effettuato su un uomo di 66 anni, siciliano ma residente in Calabria e il secondo destinato a un uomo di 41 anni di Ragusa. L’altro rene era stato invece trapiantato al Policlinico di Catania su una donna calabrese di 60 anni in urgenza.

L'autore: 'Ho avuto la possibilità di raccontare le vite di alcune persone'

Questa è la storia di un dono che trasforma il dolore in speranza per altre persone, grazie al trapianto di organi. Una storia vera, carica di umanità e raccontata con pudore e delicatezza. "La vecchia idea mia e del professor Gridelli era di fare qualcosa sulla donazione - racconta l'autore Bertotti - Poi nel 2014 ci siamo sentiti e lui mi propose questa storia avvenuta a Siracusa, la storia di Selma che aveva donato i suoi organi. Di per se l'argomento per chi fa fumetti non è facile. In genere, chi fa fumetti è una persona che lavora da sola. E di solito nei fumetti ci super eroi. Ma quando si entra in una storia del genere, la cosa più bella e interessante è la possibilità e la prospettiva che ti danno delle persone che ti raccontano le loro vite. In questo modo si sposta il binario narrativo. E si entra nella storia che cresce e che diventa un'opera nel corso del tempo".

"Io faccio un patto con chi mi racconta le cose ma poi le interpreto - dice ancora Ugo Bertotti - ma cerco sempre di rispettare ciò che mi è stato raccontato. Ad esempio, il fratello di Selma mi ha telefonato di recente per dirmi che ho inserito un dialogo tra madre e figlio che lui non mi aveva raccontato e che era vero. Questo perché io cerco di dare un senso in quello che faccio. Il senso era che i palestinesi vogliono istruire i figli, visto che non hanno una sede stabile".

Gridelli: 'Non percepiamo lontanamente cosa vuol dire vivere in attesa di un trapianto'

Il professor Bruno Gridelli, che ha scritto la postfazione racconta i rapporti con i pazienti riceventi. "Il più delle volte si crea un rapporto con loro ma non percepiamo lontanamente cosa voglia dire vivere in attesa di un trapianto - dice ancora Gridelli - Ne parliamo e sappiamo che è una sofferenza. Molte delle persone che vengono raccontate nel libro le conoscevo ma non sono mai stato dal'altra parte, mentre Ugo Bertotti lo ha saputo raccontare". E racconta: "E' stata un'esperienza che mi ha aiutato a capire di più quello che faccio - dice Gridelli - Credo che se c'è una cosa che ho capito invecchiando è che ognuno di noi vuole la stessa cosa: invece di concentrarci sulle differenze è meglio concentrarsi su ciò che ci accomuna e questo emerge dal libro".

Molto commovente l'intervento di Hasan Awadk, il medico che si occupò di Selma: "Tra noi due si è instaurato un rapporto speciale - racconta emozionato - Il mojmento più difficile è stato quando ho dovuto dire ai familiari che non c'era più attività cerebrale e se volevano donare gli organi di Selma. Una vicenda umana che non dimenticherò mai".

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