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Migranti, la rabbia dei sindaci: "Lo Stato ci ha lasciati soli"

17 luglio 2017 | 15.25
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(Fotogramma)
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"Non siamo né razzisti né contrari all'accoglienza, siamo solo arrabbiati perché lo Stato ancora una volta ci ha lasciati soli". A dirlo all'AdnKronos è il sindaco di Castell'Umberto (Messina), Vincenzo Lionetto, che da venerdì è a capo della protesta di un gruppo di primi cittadini dei Nebrodi contro l'arrivo nell'albergo Canguro di 50 migranti. Davanti l'ex hotel che li ospita e che ricade nel territorio di Sinagra, al confine, però, con il centro nebroideo, "non ci sono né persone incatenate, né barricate, né blocchi ma una presenza attiva per tenere alta l'attenzione sulla vicenda". Da giorni la piccola comunità del Messinese è al centro della cronaca per la protesta contro l'arrivo di una cinquantina di extracomunitari.

"Noi vogliamo fare accoglienza - spiega il sindaco - e tenere 50 persone stipate in una struttura dichiarata dall'assessorato regionale al Turismo non idonea non mi sembra un buon modo per farlo. Nell'albergo non ci sono riscaldamenti né servizi igienici a norma". Senza contare che sulla base delle disposizioni del ministero dell'Interno (2,5 migranti ogni mille abitanti) la piccola comunità sui Nebrodi, dichiarata 'area interna' e, quindi "disagiata dal punto di vista della viabilità, delle scuole, della sanità - ricorda il sindaco - dovrebbe accogliere 7-10 migranti al massimo". E le accuse di razzismo che in questi giorni sono piovute addosso ai suoi concittadini? "Non siamo né violenti né razzisti - assicura Lionetto -. Abbiamo già integrato altre realtà e qualche immigrato grazie a un progetto denominato 'Nuove povertà' sta lavorando in questi giorni al Comune".

"La mia amministrazione - spiega ilo sindaco - assiste mensilmente 60-70 persone che non sono in grado di fare la spesa e che vivono in condizione di povertà. Si fa presto a fare integrazione seduti nei salotti dei talk show, noi invece qui siamo in trincea e lo Stato ci ha abbandonato da tempo". Un esempio? "Sette anni fa il Comune ha dichiarato il dissesto idrogeologico - racconta -, ho firmato 40 ordinanze di sfratto ma solo tre-quattro famiglie sono tornate a casa. Le altre sono ospitate da familiari o in locali comunali perché lo Stato dal 2010 ci ha comunicato che i fondi sono terminati. A gestire la rabbia, le ansie e le paure dei cittadini sono proprio i sindaci, a cui lo Stato volta le spalle".

Ma dal primo cittadino di Castell'Umberto arriva anche una stoccata al sindaco di Sinagra, Antonino Musca. "Ha assunto sin dall'inizio di questa vicenda una posizione anomala - dice -. L'ex albergo che ospita i migranti sorge a 7 chilometri dalla sua comunità ed è, invece, dentro il perimetro urbano del mio Comune, che a quell'hotel fornisce l'acqua e anche i gruppi elettrogeni. E' facile farsi belli quando non si è toccati dal problema. Invece di spaccare il fronte dei sindaci, sarebbe necessario rimanere uniti perché i riflettori sulla vicenda non si spengano". Giovedì, intanto, è previsto l'incontro tra i primi cittadini e il prefetto di Messina, Francesca Ferrandino.

"Non siamo in contrasto con la Prefettura - conclude il sindaco Lionetto - è l'ultimo anello di una catena micidiale". Questa sera nell'Aula consiliare del Comune di Castell'Umberto è in programma un'assemblea pubblica per fare il punto sull'accoglienza.

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