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Beni sequestrati a Riina, il genero su Fb: "E' solo un polverone"

25 luglio 2017 | 12.09
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(Fotogramma)
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"Un altro polverone e processo mediatico in corso... sicuri che sia provenienza illecita? Questa volta ridiamo, e chi sbaglia paga i danni di sicuro". Così Antonino Ciavarello, genero di Totò Riina, commenta su Facebook il Decreto di Sequestro beni emesso dal Tribunale di Palermo qualche giorno fa nei confronti del capo di Cosa nostra e del suo nucleo familiare. Il provvedimento riguarda anche i beni aziendali formalmente intestati a suo nome (Società a Responsabilità Limitata Rigenertek, AC Service e Clawstek), tutti operanti nella vendita al dettaglio di autovetture e, stando agli esiti delle indagini patrimoniali, costituiti con proventi di presunta derivazione illecita. Accuse che Ciavarello e la moglie Maria Concetta Riina, la figlia maggiore del Capo dei capi, respingono fortemente.

"Voglio solo dire che il tempo darà le giuste risposte", scrive sui social la primogenita del boss, "io sò di essere nel giusto e lo dimostrerò". Il marito invece lancia la tesi del complotto scagliandosi contro "un'associazione di gente di Legge e Giornalisti prevenuti ed accaniti" nei suoi confronti. "Ancora una volta mi hanno distrutto la vita e lasciato con il c... a terra - scrive il genero di Riina - senza il becco di un quattrino. Hanno sequestrato finanche i libretti a deposito dei bambini con su i regalini dei compleanni per un totale di meno di 500 euro, il mio conto corrente con meno di 1000 euro e una postepay con 750 euro e un conto carta di mia moglie con meno di 300 euro. Si sono impossessati di tutto quello che ho guadagnato col sudore e tanti sacrifici negli ultimi 5 anni e la cosa che fa più rabbia è che il complotto è palese".

E ancora, Ciavarello se la prende con i magistrati, che hanno disposto il sequestro della sua ditta che opera nel settore dei ricambi di auto a San Pancrazio Salentino (Brindisi), rei, a suo dire, di volerlo "infangare" e di "distruggere 5 anni di duro lavoro sacrifici e privazioni per far crescere la ditta". "Avete sequestrato con ingiusta violenza la mia azienda ma non potrete mai sequestrare il mio Sapere ed il mio Mestiere, e per questo risorgerò presto dalle mie ceneri come l'Araba Fenice più Grande e più Forte di prima", scrive il genero di Riina, "per il resto arriverà il giudizio di Dio anche per voi che avete permesso ed autorizzato violenza verso gente innocente, per voi che avete eseguito e per voi che state ripetendo a pappagallo quello che la regia vi ha scritto. Quel che avete fatto lo riceverete da Dio moltiplicato 9 volte, voi ed i vostri figli fino alla settima generazione. Gloria a Dio!" Intanto, il prossimo 15 novembre Riina e la sua famiglia sono stati convocati davanti al giudice della sezione Misure di prevenzione.


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