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Paolo Pinna, ecco chi è

09 agosto 2017 | 19.01
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Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Evasione lampo, finita in brevissimo tempo. E' stato subito riacciuffato il 19enne sardo Paolo Enrico Pinna, scappato nel pomeriggio dal carcere di Quartucciu, dove era detenuto con una pena di 20 anni da scontare per aver ucciso Gianluca Monni di Orune e di Stefano Masala di Nule nel sassarese.

L'omicidio per vendicare un'offesa

La dinamica non è ancora chiara, ma pare che Paolo Pinna, 19 anni, abbia scavalcato il muro di cinta guadagnando la fuga. Come fece Graziano Mesina che evase nel 1966 dal carcere San Sebastiano di Sassari scavalcando il muro di cinta. E' stato acciuffato un'ora e mezzo dopo, alle 18,30, dai carabinieri di Quartu e di Cagliari a Maracalagonis.   Paolo Enrico Pinna di Nule e il cugino Alberto Cubeddu 21enne di Ozieri (sospettati fin dalla prim'ora), furono arrestati la notte del 25 maggio del 2016 dai carabinieri di Nuoro, Sassari, dei Ros, Ris e 'Cacciatori di Sardegna' per gli omicidi di Gianluca Monni e di Stefano Masala, uccisi il 7 e l'8 maggio 2015 . Erano le 7,30 dell'8 maggio del 2015 e Gianluca Monni, 19enne studente di Orune (Nu) stava attendendo il pullman seduto nei gradini di casa della nonna, in Corso Repubblica, insieme ad altri coetanei che ogni giorno andavano a scuola a Nuoro, quando improvvisamente passò un'utilitaria, scese un individuo che lo uccise con alcuni colpi di fucile. L'auto poi fece perdere le sue tracce e scomparse. 

Quell'auto risultava scomparsa dal giorno prima a Nule (Nu), un paese a pochi chilometri da Orune, da dove era sparito lo stesso giorno anche il 27enne Stefano Masala. Era malato e instabile. Si era recato ad un misterioso appuntamento, alle 17 del pomeriggio del 7 maggio 2015, ma un'ora dopo il suo cellulare non squillava più. E la sua Opel Corsa fu ritrovata bruciata nelle campagne di Pattada (Ss) il 9 maggio, due giorni dopo la sua scomparsa. Gli ingredienti del giallo c'erano tutti, e i due fatti, apparentemente distinti, furono però immediatamente collegati fra loro dai Carabinieri della Compagnia di Bitti e del Comando provinciale di Nuoro. Sullo sfondo c'è una lite tra ragazzi di Orune e altri di Nule per una ragazza. Tutto inizia il 13 dicembre del 2014  Orune, nel corso della manifestazione 'Cortes Apertas' quando scoppia un violento litigio tra giovani orunesi e nulesi in trasferta. In una sala da ballo alcuni giovani di Nule (ospiti di orunesi) molestarono alcune ragazze, tra le quali la fidanzata di Gianluca Monni, che reagì, con i compaesani, cacciando via i nulesi. Alcuni di loro si ripresentarono poco dopo con una pistola in mano, puntandola alla tempia di Monni. Gli aggressori furono disarmati e ricacciati via da Orune a suon di botte. Qualcuno però giurò vendetta.  

Per giorni e mesi i killer avrebbero pianificato l'omicidio, sapendo che Monni prendeva ogni mattina il pullman per andare all'Istituto "Volta" di Nuoro, dove frequentava la quinta classe. E la mattina dell'8 maggio, con una Opel Corsa grigia, Pinna e Cubeddu hanno compiuto l'omicidio. Quella Opel Corsa era stata rubata la sera prima a Stefano Masala, ed è stata probabilmente riconosciuta (volutamente) perché aveva degli addobbi matrimoniali che Masala, affetto da una grave patologia, aveva messo sulla sua auto per il matrimonio di un amico, celebrato qualche giorno prima. Masala sarebbe stato ucciso proprio per qual motivo, per rubargli l'auto e far ricadere su di lui la responsabilità dell'omicidio. Di lui nessuna traccia neppure dopo le battute dei carabinieri con 'cani molecolari' e l'ispezione dei fondali del lago di Monte Lerno, vicino al luogo di ritrovamento della sua auto. Svanito nel nulla.   Dalle prime indagini emersero forti rapporti tra giovani di Nule e coetanei di Orune. Qualcuno di Nule pare avesse reclamato una pistola 'sequestrata' ai nulesi quella sera del 13 dicembre, quando Monni intervenne a difendere la fidanzata infastidita da Pinna. Quell'arma sarebbe stata oggetto di trattative tra adulti, ma mai rientrata in possesso di chi la tirò fuori dalla tasca per minacciare Monni. Che fine ha fatto quell'arma? Un aspetto importante per le indagini, così come non c'è traccia del fucile usato dai killer, che potrebbe essere stato distrutto immediatamente dopo il delitto. Ipotesi vagliate dai carabinieri, che non hanno trascurano alcuna pista.   

Nel frattempo aprirono dei fascicoli tre procure: quella di Nuoro per l'omicidio Monni, quella di Sassari per la scomparsa di Masala e quella dei minori (di Sassari) per i sospetti su un minorenne, Pinna appunto. Dal silenzio degli investigatori, imposto dopo la fuga di notizie che danneggiò le indagini, non trapelò nulla, ma da 'radio Barbagia' sembrava che la svolta potesse essere improvvisa e imminente.   Passò un anno da quella strage, conclusa il 25 maggio 2016 con gli arresti di Paolo Enrico Pinna, di  Nule,  Alberto Cubeddu di Ozieri (Ss). Poi la condanna di Pinna da parte del Tribunale dei minori di Sassari con giudizio immediato, il massimo della pena per un minorenne, e il dibattimento, in corso per il cugino Alberto Cubeddu. L'accusa è di duplice omicidio e distruzione di cadavere, quello di Masala, di cui tutt'ora non vi è nessuna traccia. Neppure la madre di Stefano, Carmela Dore, ha potuto sapere dell'arresto dei due sospettati sin dall'inizio della vicenda: è morta a 59 anni per il dolore della scomparsa del figlio Stefano. Oggi alle 17 l'improvvisata fuga di Paolo Pinna, ritenuto pericoloso, dal carcere minorile di Quartucciu dov'era recluso. Una fuga improvvisata, scavalcando un muro di conta, terminata a pochi chilometri, a Maracalagonis, paese che dal cagliaritano da cui avrebbe potuto arrivare in Barbagia. Ma i carabinieri lo hanno preso dopo un'ora e mezzo circa dalla fuga.

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