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Femminicidio: ideatrice progetto #perteuomo, la violenza si può curare

21 settembre 2017 | 16.19
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Femminicidio: ideatrice progetto #perteuomo, la violenza si può curare

Il metodo dei Dodici Passi, ideato dai fondatori degli Alcolisti Anonimi, per riabilitare gli 'uomini maltrattanti'. Per prevenire e curare, attraverso un percorso spirituale che parta dalla consapevolezza, la dipendenza di chi ha fatto, fa o vorrebbe fare violenza alle donne. Per uscire fuori dagli stereotipi, per educare in centri di ascolto a loro dedicati e fare passi decisivi verso un cambio culturale. E' il cuore pulsante del progetto #perteuomo, ideato dall'avvocata Maria Luisa Missiaggia, lanciato a marzo scorso sul sito studiodonne.it, sostenuto economicamente da una campagna di crowdfunding, e che ha viaggiato sui social con un videospot di sicuro effetto.

E' così che alcuni autori di violenza su donne si sono avvicinati al centro di ascolto creato in una apposita sala nello studio romano, a Via Veneto, dell'avvocata. Oggi sono un gruppo di 6 persone che si incontrano per un'ora sabato e domenica in riunioni di auto-aiuto, come da tradizione del metodo dei Dodici Passi. "Nessun psichiatra, nessun farmaco per la cura degli autori di violenza. Solo loro stessi insieme a chi è già recuperato. Ricordiamolo: sono uomini che hanno un buco affettivo e una terapia che curi loro l'anima può rivelarsi efficace", dice all'Adnkronos Missiaggia, autrice del libro 'Separarsi con Amore si può'.

"#perteuomo è un progetto - spiega - che nasce dall'esigenza di trovare soluzioni profonde e immediate sulla violenza alle donne, quotidianamente al centro delle cronache giudiziarie. Nasce dall'esigenza che oltre alla tutela della vittima, occorre agire sul soggetto che causa la violenza. Questa, infatti, come tutte le dipendenze è una malattia e può essere curata attraverso un percorso di crescita spirituale e di ricostruzione della personalità".

Il percorso di recupero si ispira a quello dei Dodici Passi (programma costruito nel 1935 negli Stati Uniti per combattere le dipendenze) utilizzato inizialmente per curare le dipendenze da alcol o droghe, oggi utilizzato anche per i malati oncologici. A dimostrazione dell'efficacia, un uomo che ha seguito questo tipo di percorso in un centro antiviolenza di Tor Bella Monaca, a Roma, racconta l'avvocata matrimonialista, oggi partecipa ai convegni contro la violenza sulle donne.

"I principi di base del metodo sono l'onestà, la buona volontà e l'apertura mentale. Parole magiche per riuscire a migliorare la propria esistenza. Dipende poi dall'impegno di ciascuno, non è certo un percorso che ha in sé la 'bacchetta magica'. Il primo passo per chi si avvicina è ammettere di avere una dipendenza, riconoscere un disagio emotivo", aggiunge l'ideatrice del progetto che con esso vuole far passare il messaggio che "farsi curare è cool"; anche il titolo dell'iniziativa 'Per Te Uomo' è voluta, "perché l'uomo invitato nel centro d'ascolto non si senta solo, non si senta una persona brutta" ma accolto in un posto "dove è libero di raccontare se stesso". Inoltre, nei gruppi d'ascolto "è garantito l'anonimato".

Missiaggia esorta anche la politica ad occuparsi del recupero dei maltrattanti: "sarebbe opportuna una proposta di legge che veda la possibilità di inviare gli uomini che si macchiano di violenza contro le donne direttamente nei centri di ascolto. Come accade negli Stati Uniti". Per combattere il fenomeno serve "un sistema più efficiente, più tempestivo. D'altronde, la cronaca stessa racconta che non è sufficiente l'inasprimento delle pene per ridurre la violenza di genere. Bisogna partire dall'educazione. Che sul territorio si diffondano ovunque centri d'ascolto per 'uomini maltrattanti'".

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