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Il Po ai minimi: mai così giù in 10 anni

28 ottobre 2017 | 11.40
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(Fotogramma)
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Il livello idrometrico del fiume Po è ormai sceso di 3 metri sotto lo zero idrografico come mai era avvenuto nell’ultimo decennio, nello stesso periodo, per effetto della caduta della pioggia praticamente dimezzata a livello nazionale (-47%) con una punta del -54% al Nord che ha provocato un nuovo allarme smog nelle città e quello per la siccità nelle campagne con il divampare degli incendi. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti al Ponte della Becca e dei dati Ucea relativi ai primi venti giorni di ottobre.

Lo stato del più grande fiume italiano è rappresentativo della crisi idrica del Paese poiché in questo periodo - sottolinea la Coldiretti - il Po nel 2010 era infatti a -1,85 metri, nel 2011 è sceso a -2,53, nel 2012 è risalito a -2,44, quindi ha guadagnato ancora un po' di livello con -1,56 metri. Ma da allora non si è più ripreso: è tornato sotto i due metri nel 2014 (-2,42), nel 2015 (-2,11), nel 2016 (-2,68) e adesso è finito a -3,07 metri.

Si tratta - continua la Coldiretti - della conferma dei cambiamenti climatici in atto con il 2017 che ha fatto registrare temperature più alte e precipitazioni nettamente inferiori alla media in tutti i mesi dell’anno, fatta eccezione di settembre. Il 2017 - precisa la Coldiretti - si appresta dunque a diventare uno degli anni più caldi e siccitosi da quando sono iniziate le rilevazioni in Italia.

Gli ultimi anomali incendi di autunno sono la punta dell’iceberg di una stagione drammatica con circa 140mila ettari di bosco andati a fuoco dall’inizio dell’anno, praticamente il triplo del 2016, secondo il monitoraggio della Coldiretti. Se i boschi bruciano per la vegetazione secca nelle campagne i diffusi deficit di pioggia e le temperature superiori alla norma - continua la Coldiretti - hanno lasciato i terreni asciutti, compatti, di difficile lavorazione anche per le semine che non trovano le condizioni ottimali per arrivare a una corretta germinazione dei semi, tanto che se permangono queste condizioni occorre preventivare risemine.

Caldo e siccità - precisa la Coldiretti - sono fattori stressanti per la vegetazione, in primo luogo sulle gemme delle piante da frutto, che con queste temperature possono germogliare con fioriture autunnali anomale, che preoccupano per i raccolti estivi, che potrebbero essere in parte compromessi. È curioso anche vedere nei boschi la fioritura delle viole, uno dei primi fiori primaverili che sboccia dopo l’inverno. E preoccupano anche gli insetti che - continua la Coldiretti - trovano nel caldo anomalo autunnale le condizioni migliori per svilupparsi dilatando enormemente la propria capacità riproduttiva tanto che c’è il rischio di una vera e propria invasione di insetti nelle coltivazioni nella prossima primavera/estate.

Siamo di fronte - precisa la Coldiretti - agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con pesanti conseguenze sull’agricoltura italiana perché si moltiplicano gli sfasamenti stagionali, gli eventi estremi e il diffondersi di nuovi insetti e malattie con la tropicalizzazione. Il clima - conclude la Coldiretti - sta diventando un elemento strategico dell’economia, tanto che solo in Italia i danni causati all’agricoltura dal clima impazzito ammontano a oltre 14 miliardi di euro negli ultimi 10 anni.

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