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Presunti abusi nel collegio dei chierichetti, nuova indagine del Vaticano

18 novembre 2017 | 15.30
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Il Vaticano fa sapere che, in merito alla vicenda dei presunti abusi che vede coinvolto un ex alunno del preseminario San Pio X, "in considerazione di nuovi elementi recentemente emersi, è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto". In una nota, la Sala stampa della Santa Sede precisa che "in merito alla vicenda che vede coinvolto un ex alunno del preseminario San Pio X, successivamente ordinato sacerdote, a seguito di alcune segnalazioni, anonime e non, a partire dal 2013 furono compiute, a più riprese, delle indagini sia da parte dei superiori del preseminario sia da parte del vescovo di Como, atteso che la comunità degli educatori appartiene alla sua diocesi".

"I fatti denunciati, - spiega la nota - che risalivano agli anni precedenti e che avrebbero coinvolto alunni coetanei tra loro, alcuni dei quali non più presenti nell’Istituto al momento degli accertamenti, non trovarono adeguata conferma". Ma, "in considerazione di nuovi elementi - spiega la nota - recentemente emersi, è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto".

Della vicenda dei presunti abusi ha parlato Gianluigi Nuzzi nel suo ultimo volume 'Peccato originale' attraverso la testimonianza denuncia del polacco Kmil Tseusz Jarzembowski.

Kamil Tadeusz Jarzembowski, ex studente polacco del preseminario, dichiaratamente omosessuale, come ha raccontato a Gianluigi Nuzzi, entrò a san Pio X, che ha sede nel Palazzo San Carlo del Vaticano a tredici anni, c'è rimasto fino a pochissimi anni fa. Ha denunciato in uno degli esposti riportati in 'Peccato originale': "Sono stato testimone di atti sessuali che Antonio esigeva da Paolo (nomi di fantasia, ndr), atti sessuali che si compivano nonostante la mia presenza. Gli atti venivano svolti sempre di sera, intorno alle ventitré. Dopo che tutti gli alunni si erano coricati, Antonio accedeva nella stanza dormitorio condivisa da me e da Paolo. Qui avvenivano rapporti di sesso orale, mentre alcune volte i due si recavano insieme in un'altra stanza per proseguire il rapporto".

Kamil nell'esposto-denuncia ha raccontato: "La crescente angoscia di fronte al ripetersi degli avvenimenti ricordati, unita alla paura di essere allontanato, mi indussero comunque a confidare le mie preoccupazioni e il mio sconcerto al mio direttore spirituale, che senza indicare il mio nome riferì gli avvenimenti in questione al vescovo responsabile e ai superiori gerarchici. Questa comunicazione non sortì nessun effetto e cadde nel vuoto". Il polacco nell'esposto dice ancora che "di fronte al silenzio perdurante e all'indifferenza delle persone che ritenevo doveroso interpellare secondo una procedura legittima e naturale, decisi di rivolgermi direttamente alla Santa Sede, in particolare alla segreteria di Stato e alla Congregazione per la dottrina della fede. Ho ricevuto una missiva di quest'ultima del settembre 2014 in cui venivo informato che il caso sarebbe passato per competenza alla Congregazione per il clero. Fino ad oggi non ho ricevuto una smentita dei fatti da me denunciati da parte degli organi della Santa Sede".

Kamil ha raccontato che tutta la vicenda gli ha procurato un "evidente disagio psicologico, determinando una reazione depressiva profonda e continuativa. Ho avuto fiducia nelle procedure interne all'istituzione di cui facevo parte, interpellando le autorità competenti da cui mi aspettavo un intervento risolutivo".

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