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Il caso

Sacchetti frutta, perché ora si pagano

04 gennaio 2018 | 11.35
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Sono bastati pochi centesimi per far infuriare, nelle ultime ore, milioni di italiani. Appena 2 o 3 cent., per la precisione, che equivalgono al costo medio dei sacchetti biodegradabili per frutta e verdura, rigorosamente usa e getta, che il cliente della grande distribuzione, dal 1 gennaio scorso, è obbligato a pagare. Il malcontento, dopo aver suscitato animate proteste via social, ieri si è spostato sul campo politico.

E mentre il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti parla di "atto di civiltà ecologico", la leader di FdI, Giorgia Meloni, attacca i dem, definendo la norma "una nuova tassa voluta dal Pd". Sulla stessa lunghezza d'onda il numero uno del Carroccio, Matteo Salvini, che rincara la dose: "Al Pd manca solo di tassare l'aria". Ma perché i sacchetti bio sono diventati a pagamento e cosa dice la legge?

LA NORMATIVA UE - Due anni fa l'Unione Europea ha emanato la direttiva 2015/720 con l'obiettivo di eliminare la plastica dai sacchetti e favorire l'adozione di quelli in plastica biodegradabile. Per evitare la procedura di infrazione, l'Italia ha così inserito una norma nel decreto legge Mezzogiorno approvato ad agosto 2017, entrato in vigore il primo gennaio scorso.

COSA DICE IL DL MEZZOGIORNO? - Il decreto legge Mezzogiorno specifica che "le nuove buste non potranno essere distribuite gratuitamente e il prezzo di vendita dovrà risultare dallo scontrino o dalla fattura di acquisto delle merci". Biodegradabilità, compostabilità e contenuto di materia prima rinnovabile dovranno essere certificati da organismi accreditati. Pesanti le multe per chi contravviene la legge.

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